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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA,CESARE PARODI PRESIDENTE DELLA GIUNTA ESECUTIVA CENTRALE DELL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI
Quaranta minuti: tanto è durato l’incontro di ieri mattina al Quirinale tra la giunta dell’Associazione nazionale magistrati e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il faccia a faccia, sebbene già programmato – si svolge ogni qualvolta venga eletto il nuovo “esecutivo” dell’Anm –, è coinciso con un momento di tensione tra magistratura e politica. Dal Colle non è filtrato nulla: è stata diffusa solo una sintetica nota in cui si è dato conto del fatto che il Capo dello Stato ha ricevuto i dieci magistrati, guidati da Cesare Parodi.
Mentre proprio il sindacato delle toghe ha riferito in un comunicato: «Al presidente Mattarella abbiamo espresso la nostra preoccupazione per i frequenti attacchi rivolti alla magistratura negli ultimi mesi. Abbiamo quindi esposto i temi che saranno oggetto del lavoro della Giunta nel quadriennio, con particolare attenzione alle necessità del settore giustizia nel nostro Paese: organici, infrastrutture, dotazione informatica. Infine abbiamo avuto modo di evidenziare quelle che a nostro avviso sono le criticità che porterebbe l’adozione di determinati interventi di rango costituzionale sulla tutela dei diritti dei cittadini, ribadendo le ragioni tecniche della non condivisione delle modifiche che la riforma vorrebbe apportare».
Più tardi, Parodi – a margine di un convegno organizzato dalla sua corrente, Magistratura Indipendente, ieri in Cassazione – ha aggiunto: «Con il presidente della Repubblica c’è stato un incontro molto cordiale. Noi abbiamo molto apprezzato proprio il clima». Il leader del sindacato delle toghe ha aggiunto: «Noi abbiamo rappresentato al presidente quelli che sono i nostri temi in questo periodo». In particolare «le ragioni per cui non possiamo condividere questa riforma, dando anche le spiegazioni sintetiche dal punto di vista tecnico per argomentare. Abbiamo fatto presente l’importanza, in questo momento, dell’unità associativa, che è un fatto non scontato e che invece ha molta importanza per noi, anche come lettura politica».
Quello dell’unità è un punto che sta molto a cuore strategicamente all’Anm: bisogna essere e apparire compatti, per affrontare la sfida referendaria e qualsiasi altra riforma che la maggioranza proponga e che possa essere ritenuta “ostile” alle toghe. Va evitata qualsiasi crepa in cui il governo possa insinuarsi per frantumare dall’interno il “corpo politico” della magistratura. Il presidente dell’Anm ha proseguito: «Abbiamo rappresentato il nostro disagio quando alle volte un magistrato è attaccato con l’idea che ha fatto una sentenza politica e non invece fondata su principi di diritto, perché è una cosa che dà una grande sofferenza ai magistrati, ed era giusto rappresentare questa sofferenza al presidente». Poi una replica a distanza al guardasigilli: «Il ministro ha pieno diritto di andare avanti con la riforma, noi continueremo nei limiti del possibile a manifestare il nostro pensiero, anche perché non è accaduto nulla che possa farci cambiare idea. Noi abbiamo delle idee, ne siamo convinti, le sosterremo democraticamente e correttamente – ha concluso con la solita pacatezza Parodi – il governo fa il suo mestiere e porta avanti il programma politico per un giusto atto di rispetto verso i suoi elettori. Non si può sempre pretendere di essere all’unisono, secondo me si può essere anche in dissonanza senza per forza doversi scontrare».
Intanto ieri è arrivato il via libera alla riforma per la separazione delle carriere dalla commissione Giustizia del Senato, chiamata ieri ad esprimere alcuni pareri. Il testo è attualmente al vaglio della commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama. Secondo il viceministro Francesco Paolo Sisto, «con il parere favorevole della commissione Giustizia del Senato alla riforma della separazione delle carriere, è stato effettuato un altro passo che ci avvicina alla meta, a quel grande cambiamento che vogliamo portare nel Paese, cambiando la Costituzione in nome della Costituzione, per una giustizia realmente giusta. Il riconoscimento di una distanza, formale e sostanziale, tra il magistrato giudicante e le parti, accusa e difesa, è il presupposto per la reale tutela delle garanzie processuali. Si tratta di un obiettivo storico, di civiltà giuridica, che con serietà vogliamo raggiungere per il bene degli italiani».
E la meta potrebbe essere raggiunta ancor prima del previsto, se gli italiani si esprimeranno a favore della riforma costituzionale: il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, infatti, ieri, parlando con i cronisti in transatlantico, ha dichiarato che il referendum sulla separazione delle carriere entro quest’anno «è tecnicamente realizzabile».
Domani l’Anm avrebbe dovuto incontrare anche il ministro Carlo Nordio per parlare di efficienza della giustizia e delle relative proposte, ma l’incontro è stato cancellato per altri impegni del guardasigilli.