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Nemmeno la Corte europea dei diritti dell’uomo ha scalfito la linea dura del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sul caso Sea Watch. «L’Unione Europea vuole risolvere il problema Sea Watch? Facile. Nave olandese, Ong tedesca: metà immigrati ad Amsterdam, l’altra metà a Berlino. E sequestro della nave pirata. Punto», è la caustica risposta del leader leghista, davanti alle richieste di chiarimento della corte con sede ad Amsterdam, alla quale si è rivolta la stessa Sea Watch per ottenere «misure provvisorie». La nave con a bordo 43 migranti, infatti, è ferma dal 12 giugno nelle acque territoriali italiane, senza poter sbarcare.
La corte ha chiesto alcuni chiarimenti all’Italia e ha la possibilità di imporre al governo di adottare ' misure urgenti', che ' servono ad impedire serie e irrimediabili violazioni dei diritti umani'. Misure che, però, non sembrano far parte del ventaglio delle possibilità secondo il vicepremier. Per uscire dal muro contro muro, si è mossa anche la Commissione Ue, che ha chiesto «agli Stati membri di tenere a mente l'imperativo umanitario» per i migranti, accogliendo «positivamente» la decisione delle autorità italiane di permettere l'evacauzione di alcuni migranti a bordo per ragioni mediche. Eppure una soluzione definitiva va trovata, dopo quasi due settimane al largo e le persone a bordo stremate dalle estreme condizioni di vita.
A farsi avanti per l’accoglienza, nella giornata di ieri, è stata la diocesi di Torino. L’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, lo ha annunciato al termine della messa per San Giovanni, patrono della città: «La diocesi è disponibile ad accogliere le 43 persone, senza oneri per lo Stato, perché al più presto si possa risolvere una situazione grave e ingiusta». L’arcivescovo ha aggiunto che «Come vescovo e come cristiano sento tanta sofferenza», ha aggiunto invocando l’aiuto di San Giovanni «che ha sempre difeso i poveri».
Insomma, la diocesi è pronta ad andare a recuperarli direttamente a Lampedusa, basta il via libera dell’Esecutivo. La risposta di Salvini, però, ha avuto toni polemici oltre che negativi: «Caro Vescovo, penso che lei potrà destinare i soldi della Diocesi per aiutare 43 italiani in difficoltà. Per chi non rispetta la legge i nostri porti sono chiusi». Intanto, sul fronte politico, le opposizioni attaccano la linea dura del governo.
«Il governo italiano sta agendo in palese violazione dei diritti umani. Disumano tenere 43 persone in ostaggio in mezzo al mare», ha scritto il deputato dem, Graziano Delrio, mentre Andrea Martella, della segreteria del Pd, ha sottolineato come sia «incredibile la paralisi dei Paesi europei che continuano a balbettare sulla vicenda dei naufraghi. Non possono pagare il silenzio degli Stati comunitari i 43 esseri umani da dodici giorni in mare».
La scelta dell’intransigenza sarebbe dettata unicamente dalla propaganda elettorale, perché «Ci sono sindaci tedeschi pronti ad accogliere i 42 migranti della Sea Watch 3. C’è l’arcivescovo di Torino che andrebbe a prenderli uno per uno. E invece la nave fa ancora zig zag intorno a Lampedusa», ha attaccato l’ex presidente del Senato, Piero Grasso. In effetti, i sindaci tedeschi hanno depositato per iscritto la loro disponibilità all’accoglienza, ma il ministro dell’Interno, Horst Seehofer, si è detto contrario, indicando come requisito per l’accoglienza «la partecipazione più ampia possibile degli Stati membri dell'Ue e l'assunzione del coordinamento da parte della Commissione».
Ad appoggiare la linea di Salvini, invece, è Giorgia Meloni, che ha rimarcato come sia «paradossale che la Corte di Strasburgo chieda all’Italia risposte sullo sbarco della Sea Watch. È l’Olanda, la cui bandiera sventola sulla nave Ong, a doverci dire se riconosce l’imbarcazione come olandese e a farsene carico. In caso contrario trattasi di nave pirata: si trasbordano i passeggeri, l’equipaggio si arresta e la nave si affonda». Intanto, io 43 sono ancora alla deriva.