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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio
Chi sperava che dal Question time di ieri in Senato arrivassero proposte concrete su suicidi in carcere e intercettazioni rimarrà deluso, in quanto il ministro della Giustizia Carlo Nordio nelle sue risposte alle interrogazioni è rimasto molto sul vago. Sui suicidi probabilmente perché non solo oggettivamente il tema è complesso ma forse anche perché non c’è tanta voglia da parte del Governo di investire sugli istituti di pena e sul sovraffollamento. In merito all’altro tema presumibilmente il guardasigilli non ha voluto anticipare la riforma che presto presenterà al Consiglio dei Ministri. Ma veniamo al dettaglio. Sulla questione intercettazioni ha semplicemente ricevuto un assist dai compagni di partito di Fratelli d’Italia che gli hanno chiesto di sapere quali iniziative «abbia adottato o intenda adottare per monitorare e vigilare sulla corretta applicazione della normativa, che ha riformato la disciplina delle intercettazioni e se il Governo intenda intervenire al fine precipuo di garantire una maggiore riservatezza dei colloqui captati, nel rispetto dell'articolo 15 della Costituzione».
La risposta è stata quella di sempre: il governo intende «procedere in due momenti: il primo a termine molto vicino con un ddl che riguardi essenzialmente la tutela dei terzi e della privacy. In un tempo successivo faremo una radicale revisione del sistema delle intercettazioni che tuteli anche la correttezza delle indagini e combatta la strumentalizzazione che viene fatta con la diffusione pilotata» di intercettazioni «che dovrebbero rimanere segrete».
Per quanto concerne i suicidi in carcere assolutamente nulla di concreto. Interrogato dal partito democratico sui «due detenuti del carcere di Augusta ( Siracusa) deceduti poche settimane fa in ospedale, a distanza di 15 giorni, dove erano ricoverati in gravi condizioni a seguito di uno sciopero della fame durato 60 giorni in un caso e 41 nell'altro. Inoltre, un terzo detenuto, sempre secondo quanto riportato dagli organi di stampa, avrebbe tentato il suicidio», il responsabile di via Arenula ha detto: «Ogni suicidio in carcere è un fardello di dolore,
non solo per noi al ministero ma per tutti noi, per la nostra coscienza, per la nostra visione etica», tuttavia «sono a ribadire che, in generale, l’attenzione alla “sanità penitenziaria” è e sarà massima, non nascondendo però la complessità della problematica perché la titolarità in capo alle Regioni della competenza ad organizzare ed erogare i concreti servizi può creare e spesso crea un concorso di competenze». Quindi nessun accenno a possibili soluzioni come svuotamento degli istituti, misure alternative, miglioramento delle strutture o aumento delle attività trattamentali. Invece sulla circostanza per cui l'ufficio del Garante dei detenuti abbia denunciato il fatto di non aver ricevuto alcuna segnalazione in merito al ricovero dei due detenuti, il Guardasigilli ha precisato che «questo è un aspetto più delicato – quando attuano lo sciopero della fame, non è attività obbligatoria e non è prevista la comunicazione dell'andamento delle centinaia di manifestazioni di protesta che, quotidianamente, i detenuti pongono in essere sul territorio nazionale, molte delle quali cessano entro breve termine. Purtroppo è un’attività difficile da monitorare perché spesso inizia e finisce in tempi molto brevi».
Tuttavia, ha terminato Nordio, «vi annuncio, è un punto d’onore, che allo scopo di ovviare alla problematica, a breve sarà operativa una precipua mailing list presso la cd. Sala Situazioni del Dap, così che anche l’ufficio del Garante nazionale sarà tempestivamente reso edotto, pressoché in tempo reale, dei fatti di particolare rilevanza che si verificheranno all’interno degli istituti penitenziari. Avrà pertanto contezza di tutti gli eventi critici rilevanti, così da agevolarne il miglior adempimento del proprio mandato istituzionale».