Coloro che dovevano essere «i primi ad arrivare e gli ultimi ad andarsene» non si sono presentati. Alla tavola rotonda organizzata dal Consiglio dell’Ordine dei servizi sociali della Lombardia, dal titolo “La legittimità dell’intervento dei Servizi di protezione minori: dal processo mediatico al processo giudiziario”, infatti, nessuno dei 183 parlamentari di Fratelli d’Italia era presente, data la concomitanza del Giorno del Ricordo. Ma c’era Marco Furfaro, responsabile welfare del Pd, che ci ha messo la faccia a Palazzo Reale a Milano, ricevendo applausi ma anche borbottii. Il tema? Bibbiano. Sei anni e due elezioni regionali dopo, gli assistenti sociali si sono aperti ad un confronto senza precedenti sulla ferita più grande della loro professione. Con una rinnovata consapevolezza: gli eventuali errori dei singoli non possono abbattersi come tsunami su tutti: ne va della tutela dei più fragili. Ma non solo: su Bibbiano qualcosa più di qualcosa - è andato storto.

Ne è consapevole Furfaro, secondo cui quella vicenda «è stata la leva per distruggere un’intera idea di società, con lo strumento perfetto: i bambini, utilizzati dalla destra per qualsiasi scopo, a corrente alternata». Il Pd ha preso consapevolezza dei propri errori, primo fra tutti accettare una narrazione devastante senza porsi le giuste domande. E, anzi, accettando il ruolo del “demone”. A distanza di tanti anni, dunque, è possibile cambiare rotta. Ma la Regione Emilia Romagna ritirerà la costituzione di parte civile? «Io sono responsabile politico del Pd sul welfare - ha risposto Furfaro al Dubbio - e quindi vi assicuro che parlo a nome del Pd. Tuttavia, non voglio mescolare i piani, quello politico, quello giudiziario, ma anche quello amministrativo. C’è stato un cambio di giunta e non ho ancora avuto modo di parlarne con il presidente Michele De Pascale. Ma gliene parlerò».

Nel frattempo il processo è agli sgoccioli. E le prove a sostegno dell’accusa, al momento, sembrano fragili. Di certo sono evaporate le menzogne urlate in piazza, all’epoca, dai politici di centrodestra: prova ne è stato il rumoreggiare del pubblico di fronte ai video di quei giorni, che hanno indignato la numerosissima platea dei presenti.

Al tavolo dei relatori, moderati da Manuela Zaltieri, presidente del Croas Lombardia, e Simona Regondi, consigliera regionale, si sono alternati addetti ai lavori ed esperti di diritto. Tutti convinti, come Luca Villa - procuratore minorile a Milano - che il dopo Bibbiano abbia avuto effetti devastanti soprattutto sulla normativa, come la riforma del Tribunale dei minori, «un disastro dal punto di vista organizzativo, che fa intervenire sulle urgenze per poi accantonarle». E infatti l’arretrato è elevatissimo. Ma Bibbiano, ha sottolineato Lamberto Bertolè, assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano, non parte dal 2019: «Già 20 anni fa vedevo manifesti contro il Tribunale dei minori». La leggenda dei “ladri di bambini” affonda le proprie radici nel «forte spirito patriarcale» del Paese e si è concretizzata con un «tentativo di mettere le famiglie contro le istituzioni che dovevano tutelarle», facendo così passi indietro rispetto alla tutela dei minori. Un vero e proprio tsunami che «ha rappresentato il servizio sociale come pericoloso - ha sottolineato la presidente nazionale del Cnoas Barbara Rosina - e ha creato un danno di immagine importante ai Servizi».

Ma ad essere travolta è stata anche una comunità: «I cittadini di Bibbiano venivano riconosciuti ovunque, al punto da pensare di cambiare nome alla città - ha evidenziato Gino Mazzoli, esperto di welfare e processi partecipativi, docente Università Cattolica di Brescia -. Questa vicenda è un epicentro multistrato, un terremoto mediatico con una cura scenografica inusuale: il giorno dell’operazione e il giorno successivo sono partiti milioni di tweet da Paesi esteri, tutti con le informazioni in tasca». Un vero e proprio «sterminio mediatico», che ha avuto conseguenze devastanti: aumento dei costi, calo della disponibilità delle famiglie affidatarie e un aumento degli affidi in comunità. Tutto il contrario di ciò che la politica aveva promesso. Insomma, Bibbiano è stato «un attacco al sapere psicologico e al sapere sociale e, dunque, alla tutela dei diritti dei minori».

Un quadro affrescato perfettamente da Luca Bauccio, difensore dell’imputato eletto a simbolo della vicenda, Claudio Foti, assolto definitivamente. Bauccio sulla vicenda ha scritto un libro ancora ai vertici delle classifiche, “Il lupo di Bibbiano”. «Quello che voi fate - ha detto rivolto agli assistenti sociali in sala - dà fastidio. Vi mettete di traverso dentro la burocrazia dello smaltimento sociale. Siete il soggetto migliore come capro espiatorio».

Ma è dal punto di vista tecnico che bisogna guardare le cose: «Gli arresti di Bibbiano - ha evidenziato - sono stati disposti sulla base di una consulenza che concludeva sulla sussistenza di gravi patologie, anche future, provocate dagli assistenti sociali e dagli psicologi senza aver mai incontrato un minore». Ma si è imputabili per le proprie interpretazioni? «Valutare è ciò che il vostro mandato vi chiede di fare ha aggiunto Bauccio -. Speriamo questo processo ponga fine alla criminalizzazione di chi dà credito ad una donna che denuncia un abuso. Non è vostro compito scoprire la verità. Ma siete l’anello che ricongiunge quella persona con le strutture della società, con le istituzioni».

Il momento più atteso era però quello con Furfaro, per fare i conti con una questione anche politica, che ha avvelenato i pozzi del dibattito pubblico. «C’è stata una politicizzazione dello Stato sociale: Bibbiano diventa il Pd, i servizi sociali diventano politicizzati da un meccanismo di sinistra. Non veniva più prima la tutela del minore, ma la tutela sacra della famiglia tradizionale, ipocrita, bigotta e pure violenta. Il caso Bibbiano è diventato il simbolo per uccidere un immaginario intero». E il welfare, la tutela dei più deboli. Poi l’autocritica: «Il Pd è stato silente. Ma è stata una cosa più grande di noi - ha evidenziato -. L’errore imperdonabile è stato lasciare passare l’idea che il punto non era Bibbiano e le eventuali responsabilità personali, ma tutti i servizi sociali. Abbiamo sottovalutato il picconamento del welfare».