Il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, ha lanciato un appello durante il suo intervento al convegno dell’Associazione magistrati della Corte dei Conti, tenutosi a Roma. In un clima segnato dalla mobilitazione dei magistrati contabili – in sciopero contro le riforme del governo – Gratteri ha assunto i toni del motivatore: «Parlate alle persone, il silenzio è complicità. Siate incorruttibili, inattaccabili».

Nel corso di un’intervista rilasciata a La Stampa, Gratteri ha spiegato che le riforme in discussione non toccano lo status dei magistrati, ma «avranno effetti concreti sui cittadini». Da qui l’invito all’unità tra tutte le categorie della magistratura: «La mobilitazione deve essere comune. Dobbiamo essere compatti per spiegare quali incredibili danni provocheranno queste riforme».

Gratteri si è detto scettico sull’apertura al dialogo espressa dal governo: «Non so se ci sia una reale disponibilità al confronto. Spero di sbagliarmi, ma finora non l’ho vista». E ha aggiunto che ogni volta che i magistrati sono stati ascoltati in sedi istituzionali, le decisioni prese sono andate in direzione opposta rispetto alle osservazioni sollevate.

Nel mirino del procuratore ci sono in particolare la separazione delle carriere e le nuove regole sulla responsabilità amministrativa: «La separazione delle carriere non migliorerà la giustizia, anzi rischia di portare alla ricerca di colpevoli a ogni costo». E ancora: «Non si può parlare di lotta al malaffare se si limitano le indagini, se si consente a un raccomandato di vincere un concorso impunemente o se si stabilisce che un danno all’erario può essere risarcito solo per il 30%».

Gratteri ha voluto anche difendere la credibilità dei magistrati come condizione necessaria per il contrasto alla criminalità: «Nelle piccole realtà, se i cittadini vedono che un magistrato o un poliziotto ha amicizie dubbie, perdono fiducia e diventano omertosi». Da qui il richiamo all’etica e alla trasparenza: «Bisogna essere inappuntabili, credibili, altrimenti i cittadini non denunceranno mai».

Infine, una risposta secca alle parole del ministro Carlo Nordio, secondo cui il sovraffollamento carcerario sarebbe colpa dei magistrati: «Sono rimasto esterrefatto. I magistrati applicano la legge e cercano di tutelare la collettività. Mi sembra che si stia perdendo il senso della misura», ha concluso Gratteri.