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«I magistrati agiscono in forza di una legittimazione tecnica, non secondo investitura elettorale». A ricordarlo deve intervenire l’Anm, con una nota del presidente Pasquale Grasso. Sembra un’ovvietà. Non lo è affatto, a una settimana dalle Europee e nel pieno di un caso politico- giudiziario che fa tremare il governo. Certo il sequestro della nave “Sea Watch 3”, e il conseguente sbarco a Lampedusa dei 47 migranti che vi erano stati presi a bordo, decisi dalla Procura di Agrigento, scontano l’attrito irriducibile fra due mondi: quello dell’attività giudiziaria, nello specifico del procuratore Luigi Patronaggio, che segue appunto i binari della legge; e quello della polemica pre- elettorale, le cui traiettorie sono assai più imprevedibili. Così imprevedibili che nel giro di poche ore il principale protagonista dell’ennesimo scontro fra toghe e politica, Matteo Salvini, passa dalla minaccia di denunciare Patronaggio quasi all’elogio del pm: «La magistratura è indipendente, non erano tenuti a chiamarmi» e «se impone la sua legge ne prendiamo atto».
Poi, a proposito dell’indagine per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina già notificata dai pm al comandante della nave, Salvini aggiunge: «Questo dimostra che quello che dico non è sbagliato: se c’è una Procura che lo conferma, il mio lunedì è un bel lunedì». Fino a poche ore prima il ministro dell’Interno parlava da leader stretto nella tenaglia fra l’alleato- nemico del Movimento 5 Stelle e appunto l’intervento delle toghe, velato ai suoi occhi da un’odiosa patina di collaborazionismo. Finché il quadro si fa più chiaro: nella serata di domenica la magistratura non solo ha sequestrato la Sea Watch, ha ordinato lo sbarco e l’approdo nel porto di Licata ( avvenuto alle 13 di ieri), ma ha anche aperto le indagini per individuare «eventuali trafficanti di esseri umani coinvolti». Che poi i «trafficanti» ci siano, andrà dimostrato. Ma il ritmo convulso della campagna elettorale obbliga di fatto Salvini ad adattarsi. E a cogliere l’aspetto positivo di un’ipotesi di reato almeno temporaneamente condivisa dallo stesso pm- nemico che l’aveva indagato per la Diciotti.
Intreccio meno indecifrabile di quanto si creda. Se non fosse che anche nella magistratura, com’è noto, le visioni sono eterogenee. Non sulla legittimità dell’azione di Patronaggio quanto sul suo significato. C’è una lettura più “ufficiale”, quella dell’Anm citata all’inizio. Nel suo comunicato, il presidente Grasso risponde alla battuta pronunciata la sera prima da Salvini su Patronaggio ( «se vuole dettare la linea sugli sbarchi deve candidarsi» ) e ricorda che «tutte le determinazioni dell’autorità giudiziaria sono motivate e soggette a controllo nel sistema giurisdizionale, dunque in un ambito che assicura il rispetto delle leggi e dei diritti di tutti». Significa che non c’è bisogno di governare per sequestrare una nave e ordinare lo sbarco degli occupanti, e che anzi può farlo solo un magistrato, ma anche che se per assurdo l’azione della Procura di Agrigento non fosse blindata nell’assoluto rispetto della legge, Patronaggio ne sconterebbe le conseguenze sotto diversi profili. Sia con l’eventuale sconfessione da parte del Tribunale o di giurisdizioni superiori, sia nell’ipotesi più estrema, in termini disciplinari, da parte del Csm.
E perché il presidente dell’Associazione magistrati deve precisare questioni di immediata evidenza costituzionale? Anche perché le diverse reazioni togate all’intervento dei pm agrigentini hanno sfumature dalle tonalità molto, ma molto differenti. Il tono più acceso è quello a cui ricorre una delle figure più carismatiche dell’associazionismo giudiziario, Armando Spataro: da poco congedatosi dalla magistratura, l’ex procuratore di Torino è tra i fondatori di Movimento per la Giustizia, alleato di Md nel raggruppamento progressista di Area: ebbene, nelle mailing list dei giudici Spataro sente il «dovere» di comunicare che «leggendo la decisione della procura di Agrigento mi sono emozionato in maniera forte: il procuratore ed i suoi magistrati, fedeli alla legge, indagano ma tutelano le persone. Dovrebbe essere la normalità ma non sempre è così». Poi aggiunge: «Senza retorica, mi inchino di fronte ai colleghi di Agrigento». Fino a un appello conclusivo da polemista appassionato: «Stringiamoci attorno a loro, se necessario scendiamo in piazza in loro onore, parliamo e informiamo».
Quello «scendiamo in piazza» non passa inosservato». È da mesi che Spataro ribadisce con forza la sua posizione sul quadro giuridico che vieterebbe di tenere i porti chiusi. Su un fronte lontano dal suo, Magistratura indipendente, a cui appartiene anche Grasso, si è invece spesso raccomandata affinché le correnti e l’Anm restassero fuori dalle polemiche “politiche”. In realtà, oltre a Spataro, anche il suo raggruppamento, Area, e la stessa Md diffondono comunicati in cui mettono in guardia dalle «invasioni di campo» di Salvini nei confronti dei pm. Eugenio Albamonte, predecessore di Grasso e a sua volta esponente di spicco di Area, parla di potenziale «significato intimidatorio» contenuto nell’iniziale reazione di Salvini. Il quale però fa scattare il time out nell’eterna disputa fra politica e pm, con quel «la magistratura è indipendente, non erano tenuti a chiamarmi». Nel segreto auspicio che gli elettori vedano in Patronaggio un suo alleato anziché un censore.