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GIOVANNI MARIA FLICK PRESIDENTE EMERITO CORTE COSTITUZIONALE
Riportiamo di seguito un estratto di “Gli avvocati nella Resistenza: figura, esperienza e testimonianza di Giuliano Vassalli”, di Giovanni Maria Flick.
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Giuliano Vassalli, con la sua vita e con la sua testimonianza istituzionale, culturale, professionale e civile, è stato protagonista del percorso che il nostro Paese ha compiuto dalla Resistenza alla Liberazione, alla Costituzione e alla sua attuazione, fino ai nostri giorni. Vassalli – che a vent’anni aveva partecipato, nel 1935, ai Littoriali della cultura, come tanti – ricordava di aver «scoperto le ragioni dell’antifascismo al momento dello scoppio della guerra civile spagnola… fu allora che mi accorsi che Mussolini aveva fatto una scelta di campo definitiva contro la libertà…».
Quella presa di coscienza non fu soltanto un’operazione intellettuale; fu la premessa di un impegno politico e civile che lo portò a schierarsi dalla parte giusta in modo attivo e a partecipare alla Giunta militare centrale del Comitato di liberazione nazionale, dal settembre 1943, come rappresentante del Partito socialista.
In tale veste organizzò e attuò con altri, nel gennaio 1944, la liberazione di due futuri presidenti della Repubblica, Giuseppe Saragat e Sandro Pertini. Quell’operazione gli valse la medaglia d’argento al valor militare e la croce di guerra; ma, prima, la cattura da parte delle Ss il 3 aprile 1944, la tortura e la reclusione a via Tasso. Fra l’impegno di partigiano e quello di giudice costituzionale, il percorso istituzionale, politico, civile e professionale di Giuliano Vassalli è ricchissimo, ma sempre coerente e unitario. Docente universitario, accademico dei Lincei e maestro del diritto penale, in cattedra a ventisette anni, ha insegnato in diverse Università, per concludere nel 1990 la sua carriera accademica alla “Sapienza” a Roma. Il suo percorso di studioso è testimoniato da una messe ricchissima di contributi, tuttora attuali, sui temi del diritto penale sostanziale e processuale. Fra i primi, quel percorso spazia dalla analisi dei principi fondamentali di teoria generale del reato al diritto penale internazionale, a quello umanitario, alla repressione dei crimini di guerra; fra i secondi, esso esprime la ricerca costante del difficile equilibrio fra accusa e difesa e la preoccupazione di superare le logiche dell’emergenza.
Al percorso culturale si salda strettamente quello di avvocato penalista, a partire dal 1945, sino al 1981, quando lasciò l’avvocatura per impegnarsi a tempo pieno nell’insegnamento universitario «che amava sopra ogni cosa», come ricordava nelle due cartelle di sua autobiografia che scrisse quando venne eletto giudice costituzionale.
Protagonista dei processi penali fra i più salienti e noti del Dopoguerra, Vassalli fu la dimostrazione vivente della sinergia che vi deve essere tra la teoria e la pratica del diritto penale, fra l’approfondimento dei diritti fondamentali nelle aule universitarie e la loro difesa concreta nelle aule giudiziarie: perché – come Vassalli credeva e spiegava – il diritto di difesa è anch’esso un diritto fondamentale fra i più significativi, nel quadro costituzionale e prima ancora sovranazionale di quei diritti.
Infine, l’attività politica, vissuta come espressione coerente di una passione civile e da Vassalli definita una serie di «rilevanti parentesi». A Liberazione avvenuta, nel gennaio 1947, fu uno dei protagonisti della scissione di Palazzo Barberini fra i socialisti, quando seguì Saragat, divenendo poi segretario del Partito socialista dei lavoratoti italiani e direttore del giornale “l’Umanità”.
Vassalli ritornò all’impegno politico nel 1962, in Consiglio comunale a Roma; dal 1968 al 1972 alla Camera dei Deputati; dal 1983 al 1987 al Senato. Dal luglio 1987 al gennaio 1991 fu Ministro della Giustizia e in tale veste firmò il nuovo Codice di procedura penale, predisponendo le misure organizzative per la sua entrata in vigore. Sono di tale periodo anche numerose e importanti sue proposte di legge sul Codice di procedura civile, sul patrocinio dei non abbienti nei giudizi penali, sulla riforma della legge antimafia e di quella contro la droga (...).
Mi sembra giusto concludere il ricordo, oggi e qui, di Giuliano Vassalli – uno «tra gli ammiratori sinceri della Costituzione», come amava definirsi (in un intervento del 2004 intitolato “Riformare la Costituzione”) – con le sue parole: «Mi è sempre sembrato che, nata e fondata su un più che legittimo ripudio delle esperienze di un recente passato di guerre e dittature, guardasse al tempo stesso avanti verso la meta di un ricordo rivolto alla preservazione della pace, al progresso sociale, alla creazione di una reale democrazia». Anche se – come osservava ancora, con il suo equilibrio e la sua serenità – «questo non significa che la Costituzione vigente debba essere considerata in ogni sua parte intangibile».