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È un giallo o forse solo la conferma delle fibrillazioni che, per tutto il pomeriggio, hanno scosso il governo. I contenuti della lettera del ministro dell’Economia Giovanni Tria sono diventati un caso nel caso quando, alle 18, è arrivata la smentita del Mef sui contenuti della missiva, che preannunciavano tagli al settore del Welfare e la flat tax senza deficit. La lettera, però, secondo una nota del ministero, a quell’ora non era stata ancora inviata alla Commissione europea, così che i contenuti circolati sulla stampa - compreso il presunto testo integrale «non corrispondono alla realtà».
Stando ai retroscena, però, la lettera diffusa nel pomeriggio di ieri sarebbe stata proprio quella concordata da Tria e Matteo Salvini. Tutto tenendo all’oscuro l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, che ha dunque preso le distanze e chiesto un vertice di maggioranza, per chiarirne i contenuti, sollevando il polverone che avrebbe spinto il Mef a fare un passo indietro.
La lettera, in serata, è arrivata sulla scrivania del premier Giuseppe Conte, che ha confermato che si tratta di una versione diversa da quella diffusa nel pomeriggio e concordando con Tria «di sollecitare tutte le verifiche, anche giudiziali, affinché chi si è reso responsabile di tali fughe di notizie false sia chiamato alle conseguenti responsabilità». Fughe di notizie gravi, hanno fatto sapere da Palazzo Chigi, «trattandosi di questioni particolarmente delicate che incidono su interessi fondamentali dello Stato, e che coinvolgono la delicata interlocuzione con le Istituzioni europee e che possono avere ricadute negative sui mercati».
Le indiscrezioni poi smentite sulla lettera annunciavano tagli a quota 100 e reddito di cittadinanza, destinate a sforbiciate per il triennio 2010- 2011, in modo da rendere possibile la flat tax con le dovute coperture. Un vero e proprio incubo per Di Maio. «Non ho avuto ancora il piacere di leggere la lettera - ha scritto sulla sua pagina Facebook in contemporanea alla smentita del Mef - ma apprendo che prevede tagli alla spesa sociale, alla Sanità, a Quota 100, al Reddito di Cittadinanza. Ma stiamo scherzando? Lo dico chiaramente: al governo Monti non si torna. Basta austerità, basta tagli, di altre politiche lacrime e sangue non se ne parla. Non esiste! Magari è utile fare un vertice di maggioranza con la Lega insieme al presidente Conte e allo stesso Tria, così sistemiamo insieme questa lettera, prima che qualcuno la mandi a Bruxelles».
Fino a metà pomeriggio, senza mai uscire allo scoperto, il vicepremier grillino aveva lasciato circolare indisturbate le voci di un ok dei grillini alla tassa piatta, un piano da 30 miliardi da finanziare, però - almeno in teoria - senza coperture. Una mossa che avrebbe fatto ricadere sulle spalle di Matteo Salvini, principale sponsor della manovra, la responsabilità di disattendere le indicazioni del Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che nelle sue Considerazioni Finali ha messo in allerta l’Italia sulla necessità di «una strategia rigorosa e credibile» e «un’ampia riforma fiscale», suggerendo prudenza.
Ma il sogno si è infranto non appena le parole di Tria hanno preso a circolare. Non ci sarebbe bisogno dello «shock fiscale» auspicato da Salvini, che aveva ribaltato le parole di Visco a proprio vantaggio, ritenendo urgente la flat tax «per far ripartire l'economia italiana». I fondi, infatti, verrebbero ricavati con molta probabilità dal settore del Welfare, stando alla ( presunta) lettera di Tria. Ma la linea del governo, si legge sul blog grillino, «è quella della lotta all'austerità. Posizione confermata dai risultati elettorali delle europee in cui è stato detto che è necessario fare la flat tax per i redditi bassi anche sforando il deficit». È questo, si legge ancora, che si aspettano «gli italiani» e non «i tagli al welfare». Che sono, dunque, una linea di «Tria e della Lega», sulla quale «sono necessarie delle spiegazioni».
Sull’immediata approvazione della tassa piatta un freno, nel pomeriggio, era arrivato dalle dichiarazioni caute di Conte. «Il dossier non è a Palazzo Chigi ha dichiarato - Lunedì faremo il punto, voglio parlare agli italiani». Il piano di Salvini, dunque, sarà portato nel prossimo Consiglio dei ministri. E ci arriverà, probabilmente, con un nuovo feroce scontro interno al governo, dopo quel sì timido pronunciato nel primo pomeriggio di ieri da non meglio specificate fonti interne al Movimento. «La proposta della Lega di finanziare in deficit la flat tax ci trova favorevoli questa la voce circolata prima che circolasse il contenuto della lettera del ministro dell’Economia - A maggior ragione se, come apprendiamo, Tria già condivide questa idea: ben venga il regime fiscale al 15% per i redditi fino ai 65.000 euro».
La sua, aveva chiarito Salvini, è una proposta «documentata centesimo per centesimo» e «studiata dagli economisti della Lega» per ridurre il peso fiscale «sui redditi delle imprese e delle famiglie almeno fino a 50mila euro». Conte, invece, aveva tagliato corto, forse presagendo l’imminente polverone. «Abbiamo la determinazione di far valere il nostro progetto di crescita economica anche in Europa - aveva dichiarato - ma in un quadro di compatibilità con la finanza pubblica». Sembrando più orientato - pur ribadendo un miglioramento delle condizioni economiche del Paese - a rispettare le raccomandazioni di Visco, che pure ha lasciato alla politica la responsabilità delle proprie azioni.
Dalle opposizioni non sono mancate le repliche. « Come drammaticamente era stato previsto - ha commentato il segretario del Pd, Nicola Zingaretti - il governo Salvini subito dopo le elezioni inizia a tagliare i servizi sociali alle persone e domani inizia anche il taglio delle pensioni di sei milioni di pensionati italiani. L'unica soluzione è che questo governo vada al più presto a casa». Mentre dalla presidente dei senatori di Fi, Anna Maria Bernini, era arrivata una dura critica all’ipotesi di flat tax in deficit. «Siamo alla fiera dell’irresponsabilità».