«Bibbiano chiede rispetto». «Bibbiano non si abbassa all’ignoranza di chi giudica senza conoscere». I cartelli in piazza Damiano Chiesa il 23 gennaio 2020 sono stati forse l’ultimo urlo dei cittadini di Bibbiano, travolti dal fango e dalle semplificazioni mediatiche dopo il blitz “Angeli e Demoni” sui presunti affidi illeciti. Poi il silenzio. E ci vuole molta dignità e forza per rimanere zitti per cinque anni, mentre il nome della tua città viene travolto dal fango, strumentalizzato, bullizzato. «Ci stanno massacrando» - diceva un cittadino dopo gli arresti -. Oltre a screditare il sindaco lo stanno facendo anche con Bibbiano. Perché un blitz sui presunti affidi illeciti è diventato “il caso Bibbiano”, anche se Bibbiano non era l’epicentro del male, il covo dove si nascondevano i ladri di bambini. Era solo l’Ente capofila di un’unione di Comuni che aveva approvato una delibera per dare vita a un centro per la cura del trauma. E quel centro si trovava lì. Assieme a Bibbiano e a Carletti, il fango ha travolto il Pd, diventato per osmosi il partito dei ladri di bambini, solo perché tra i suoi tesserati c’era, appunto, Carletti. E la vicenda, da giudiziaria, è diventata politica, tanto da portare il leader della Lega Matteo Salvini sul palco piazzato davanti al Municipio, nella speranza di vincere una campagna elettorale che poi ha perso. Con bambini in braccio spacciati per piccoli cittadini di Bibbiano, ma che con Bibbiano non c’entravano niente.

La patria del parmigiano reggiano è diventata la terra dei bambini rubati. E di fronte a qualsiasi complessità la politica ha scelto di ridurre gli scontri ad uno slogan: Parlateci di Bibbiano. Senza che nessuno ne sapesse nulla e senza che nessuno ascoltasse. La frase d’ordinanza, allora, era una: «Non possono essere innocenti». A prescindere dall’accertamento dei fatti, a prescindere dalle prove, a prescindere dalle singole contestazioni. Tutti gli indagati, tutti i loro amici, pure i loro partiti di riferimento sono finiti nello stesso calderone. Insieme a un’intera comunità.

«Non mi dicano che il sindaco non sapeva, non poteva non sapere», urlavano i fan di Salvini in quell’ultimo comizio per le elezioni regionali in Emilia. «Mi sono sentita strumentalizzata», replicava dalla piazza delle Sardine, poco più avanti, una ragazza. Poi il silenzio. Fino all’assoluzione di Carletti, lo scorso 11 ottobre. «Un regalo di Nordio», blatera chi non sa che i testimoni ascoltati durante il processo hanno di fatto distrutto nel merito l’abuso d’ufficio. Così come lo aveva fatto la sentenza di assoluzione (definitiva) dello psicoterapeuta Claudio Foti. Ora il tempo del silenzio sembra essere finito. E a prendere la parola è proprio il circolo del Pd di Bibbiano, con un lungo comunicato che rivendica la dignità di una città violentata dal processo mediatico. «Andrea (Carletti, ndr) ha donato alla nostra comunità quasi vent’anni della sua vita con rettitudine e passione», ricordano i tesserati dem. Nonostante le difficoltà «non ha mollato», aggiungono, ispirando la comunità di Bibbiano a rimanere unita in un clima di false accuse e pressione mediatica.

«Riesce molto difficile, infatti, dimenticare il clima che, ad arte, diversi soggetti (soprattutto politici) hanno voluto creare diffondendo false notizie che hanno a tutti gli effetti disorientato l’opinione pubblica. Sarebbe facile oggi chiedere dove siano finite tutte le personalità politiche che hanno fatto passerelle per speculare sulla questione (in particolare, l’attuale presidente del Consiglio Meloni e l’attuale ministro Salvini) o campagne mediatiche di una violenza inaudita (come, ad esempio, l’allora ministro Luigi Di Maio) tali da rendere l’aria irrespirabile. Il nome di Bibbiano era divenuto (e forse lo è ancora) oggetto di scherno e indicativo di qualcosa di negativo e impronunciabile - aggiungono -. Pur con grande difficoltà, noi non abbiamo mai inteso alimentare questo clima con interventi e prese di posizione e non lo abbiamo fatto perché abbiamo grande rispetto per la giustizia e per coloro che stanno svolgendo un lavoro molto delicato all’interno del Tribunale. La pressione mediatica che si era creata nei loro confronti era già oltre ogni più ragionevole misura. Non sempre siamo stati capiti. A volte siamo stati interpretati come troppo remissivi, ma il nostro senso di responsabilità ci imponeva questo atteggiamento». Sul tavolo rimangono i cocci di questa vicenda. Come la distruzione del sistema dei Servizi sociali, che ha portato ad un aumento dei costi e il ricorso sfrenato alle comunità. Un fatto del quale mercoledì il deputato dem Andrea Rossi ha chiesto conto alla ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone. «È fondamentale fare chiarezza – ha affermato in aula –. Il sistema di affido familiare, cruciale per la protezione dei minori in difficoltà, ha subito un duro colpo a seguito della distorta narrazione mediatica e politica legata ai fatti di Bibbiano», come raccontato nei giorni scorsi dal Dubbio. «Il sistema di welfare emiliano-romagnolo, un tempo un modello virtuoso, è stato gravemente compromesso da anni di strumentalizzazioni politiche e accuse infondate». La vicenda ha smantellato l’affido, «quella che è ancora oggi considerata la strada più utile e rispettosa», continua il circolo Pd, per aiutare i minori maltrattati e abusati, nonché quella più economica. Ma il circolo dem stigmatizza anche «lo scivolamento della politica verso una deriva che è disposta a tutto pur di veder prevalere le proprie ragioni di parte, alimentando peraltro un clima di generale disaffezione nel Paese proprio nei confronti dei partiti. Questioni molto preoccupanti sulle quali occorrerà quanto prima aprire tutti insieme una seria riflessione». E di fronte alla solidarietà e alla vicinanza di molti, «duole dover prendere atto dell’ennesimo silenzio del Partito democratico nazionale, fatta eccezione per il presidente Bonaccini». Ma la comunità, sottolineano, non si è fatta «intimorire», reagendo «con dignità e compostezza», sostenendo «Andrea e tutti coloro che in prima persona si sono spesi per “reggere” questa difficilissima prova. Speriamo che finalmente il nostro Andrea possa riprendere pienamente la sua vita e gli auguriamo che possa raggiungere quanto prima i suoi meritati obiettivi, in primis la sua ritrovata serenità».