Nel momento in cui scriviamo, ossia le 21 di ieri sera, il Parlamento è ancora riunito in seduta comune per eleggere i dieci membri laici del Consiglio superiore della magistratura. Il voto era iniziato alle ore 16 ma la fumata bianca non è arrivata alla prima chiama perché è saltato l’accordo sul nome di Giuseppe Valentino, indicato da Fratelli d’Italia.

LA GIORNATA

La mattina si era aperta con una intesa raggiunta tra tutti i partiti con quattro candidati indicati dal partito di Giorgia Meloni, due dalla Lega, uno da Forza Italia per quanto riguardava la maggioranza e uno a testa per Pd, M5S e Italia viva per quanto concerneva l'opposizione.

Fdi aveva indicato appunto l'ex sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Valentino, e nella mattinata è stata presentata “tramite Parlamentari” anche la candidatura di Rosanna Natoli, avvocata di Paternò, ex candidata alla Camera dei deputati nelle ultime politiche per Fratelli d'Italia, nominata dal presidente della Regione Siciliana Renato Schifani quale componente di parte regionale della Commissione paritetica per le norme di attuazione della Regione. Nonché le avvocate Isabella Bertolini, più volte in politica con Forza Italia, e Daniela Bianchini. In questo modo, il partito di Meloni porterebbe ben tre donne al Csm garantendo quella parità di genere chiesta dalla legge Cartabia.

La Lega aveva avanzato i nomi dell'avvocato Fabio Pinelli e dell'avvocato Claudia Eccher; saltato all'ultimo il nome dell'ex senatore Francesco Urraro. Forza Italia aveva indicato le ex deputate Fiammetta Modena e Mirella Cristina, anche se tra i candidati proposti dai parlamentari figurava nell'elenco anche Enrico Aimi, avvocato penalista, ex senatore di FI.

Ernesto Carbone, ex parlamentare e avvocato, è stato il nome avanzato dal Terzo Polo, o meglio da Italia Viva; Roberto Romboli, costituzionalista dell'università di Pisa, scelto dal Partito Democratico e infine Michele Papa, professore ordinario di diritto penale all'Università di Firenze, proposto dal Movimento 5 Stelle.

Non ha condiviso l’accordo il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, che invece - pur senza chance - ha votato il nome di Tamar Pitch (docente universitaria e giurista). La maggioranza richiesta per l'elezione è dei tre quinti degli aventi diritto e sulla scheda andavano indicati tutti e 10, perciò era indispensabile che ogni gruppo rispettasse l'intesa.

Le caselle con i nomi sono state poi riempite nella tarda mattinata. Sui cellulari di deputati e senatori era arrivata l’esortazione a non assentarsi alla prima votazione: il tentativo era quello di concludere al primo appuntamento ma non è stato così.

IL RITIRO DI GIUSEPPE VALENTINO

Alle 16 è iniziato il voto ma le prime tribolazioni si sono manifestate già dalla prima chiama con l’anatema soprattutto del Movimento 5 Stelle insieme al Partito democratico sul nome di punta del partito della premier ossia Giuseppe Valentino, attuale presidente della Fondazione di An, indicato nei giorni precedenti addirittura quale possibile vice presidente a Palazzo dei Marescialli. Non sarebbe stato gradito per il fatto che l’ex sottosegretario alla Giustizia nel governo Berlusconi è indagato per reato connesso a quello di alcuni imputati nel processo “Gotha”, procedimento imbastito dalla Dda di Reggio Calabria contro il “direttorio” della ‘ ndrangheta.

Fonti del Movimento 5 Stelle hanno infatti riferito: «Il nome di Valentino è legato ad una indagine rilevante. Sono state chieste garanzie rispetto alle indagini che lo riguardano, ma non sono arrivate. Le opposizioni, tanto meno il Movimento 5 Stelle, non avrebbero potuto sostenerlo». Amareggiato il diretto interessato: «Per quanto vergognosa, inconcepibile e bugiarda nessuna palata di fango potrà mai scalfire la mia credibilità, la mia onorabilità e la mia onestà. Ritiro per questo motivo la mia candidatura al Csm», ha dichiarato a metà pomeriggio Valentino.

Subito le dichiarazioni a suo sostegno da parte di Fdi, come quella del capogruppo di Fdi alla Camera, Tommaso Foti: «Il passo indietro di Giuseppe Valentino, penalista di alto spessore, dimostra la sua onestà e soprattutto l'alto senso di responsabilità nei confronti del ruolo di giudice del Csm che gli era stato proposto. La sua nota onorabilità non può essere intaccata da una macchina del fango a orologeria che solo un finto fronte “progressista” può attuare. Vergognoso il fango che gli è stato gettato addosso, nessuno osi mettere in discussione la sua professionalità. Riprovevole la notizia priva di reale sostanza uscita, non a caso, solo a votazione iniziata».

Per questo motivo Fdi non ha votato alla prima chiama per poi sostituire il nome di Valentino con quello dell’avvocato Felice Giuffrè per la seconda chiama. In seguito, i senatori che rispondevano a Giorgia Meloni hanno iniziato a votare, dando il segnale che l’intesa avrebbe comunque retto con altre forze dell’opposizione. Esaurite le votazioni dei senatori, in prossimità dell’inizio della chiama dei deputati, è stato individuato appunto il sostituto di Valentino.

«Nonostante l'innovazione delle candidature pubblicate sul sito della Camera che ha rappresentato un timido passo avanti, l'elezione dei membri laici del Csm è stata ancora una volta caratterizzata dagli accordi nelle segrete stanze e nei corridoi», ha detto il parlamentare e presidente di + Europa Riccardo Magi: «Nessuna discussione, nessuna motivazione o assunzione di responsabilità pubblica sulle candidature e sui comportamenti di voto. Lo stesso incidente di percorso sulla candidatura di Valentino, scoppiato nel mezzo della prima chiama, è la dimostrazione più eclatante della mancanza di trasparenza e discussione pubblica. Per non parlare della pretesa parità di genere che non è stata raggiunta né nelle candidature e tanto meno lo sarà nell'esito finale», ha concluso il deputato.