La linea di Matteo Salvini, alla fine, non passa: per votare le mozioni di sfiducia a Giuseppe Conte toccherà attendere prima che il premier parli davanti al Senato il 20 agosto. E solo allora si potrà calendarizzare il voto e decidere, quindi, se e quando staccare la spina al governo gialloverde. Una sconfitta che il ministro dell’Interno ha provato a prevenire con una mossa a sorpresa, forse anche per evitare di dare le dimissioni e ritirare i propri ministri - cosa che, alla fine, non ha fatto: annunciare la disponibilità a votare il taglio dei parlamentari richiesto dalla M5s. Un modo per togliere loro ogni alibi, ha sottolineato il leader leghista, ma impossibile, ha replicato il grillino Stefano Patuanelli, perché votare la sfiducia oggi, come avrebbe voluto Salvini, avrebbe impedito qualsiasi altra discussione.

SCONTRO IN AULA Le dichiarazioni, in Senato, si sono susseguite tra polemiche e contestazioni, che il presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati ha tentato di gestire rivendicando il proprio ruolo. Al termine delle votazioni, la geografia del Senato sembra dare conferma a chi ipotizza l’accordo tra M5s, Pd e Leu, con un no compatto ad ogni voto che scavalchi le dichiarazioni di Conte.

Così nessuna proposta alternativa ha trovato riscontro: da quella di Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia - che ha ipotizzato un matrimonio tra «il partito di Bibbiano» e quello «del Vaffa-Day» - che ha chiesto il voto di sfiducia al termine della votazione del calendario dei lavori, a quella di Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega, che ha invocato il voto di sfiducia per oggi pomeriggio, passando per quella di Ignazio La Russa di IdV, che ha proposto la votazione di tutte le mozioni di sfiducia insieme alle comunicazioni di Conte al prossimo ordine del giorno dei lavori. L’Aula si aggiornerà il 20 agosto alle 15, portando con sé la certezza di un governo ancora in piedi, con i ministri leghisti fermamente ancorati alle poltrone, dalle quali tenteranno di gestire la crisi e il possibile voto anticipato.

LA MOSSA DI SALVINI Tra battute sulle tonalità di abbronzatura e accuse reciproche di comportamenti antidemocratici, Salvini ha invocato il ritorno immediato alle urne e ha polemizzato soprattutto con l’ex premier Matteo Renzi, che poco prima aveva tenuto una conferenza stampa in Senato. «L’Italia vuole avere certezze? ha sottolineato citando i dem - E cosa c’è di più bello, democratico, trasparente, lineare, dignitoso che dare la parola al popolo? Non capisco questa paura, questa disperazione. La capisco da parte del senatore Renzi, perché sa che con i disastri che ha fatto gli italiani lo manderebbero a casa immediatamente» .

E dunque la proposta di incontrarsi la prossima settimana per il taglio dei 345 parlamentari voluto dal M5s e poi procedere subito col voto. «Prendo questa proposta e rilancio ai capigruppo - ha sottolineato - così si chiuderà in bellezza con la promessa che avevamo fatto agli italiani e poi, per onestà e coerenza, si va subito al voto. Noi ci siamo, affare fatto».

Fatto il taglio, dunque, si potrà rimettere il mandato «nelle mani degli italiani», ha aggiunto. «Anche perché prima si vota, prima c’è un Parlamento che nomina un governo che va avanti 5 anni, prima si sterilizzano gli aumenti dell’Iva che avete inventato voi con i governi del Pd». E Renzi, secondo Salvini, starebbe facendo una «guerra all’interno del suo partito» perché «ha il terrore di tornare a confrontarsi con gli elettori», ma «se hai paura vuol dire che hai la coscienza sporca e hai paura di non essere rieletto. E allora ci si inventa l’Iva, il mojito e il Papeete. Non sapevo fosse reato andare in spiaggia». Nessuna paura del voto, ha concluso, citando Paolo Borsellino e facendo ulteriormente rumoreggiare l’aula: «Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola».

RISPOSTA DEL PD A replicare, per il Pd, ci ha pensato il capogruppo Andrea Marcucci, che evidenziando il momento delicato per il Paese ha rispedito al mittente le accuse. «Credo che non si possa ascoltare una dose così intensa e importante di bugie e di offese nell’aula del Senato - ha puntato il dito - A parte i dati estetici incontrovertibili - Salvini: lei è sicuramente il più abbronzato - il pulpito dal quale viene la predica» è il ministro «più assenteista nel Parlamento europeo, assenteista al Parlamento italiano, assenteista al Viminale perché doveva fare la campagna elettorale full time e quindi non aveva le giornate a disposizione per gli italiani e la loro sicurezza. Credo siano esempi terrificanti per il nostro Paese». E poi le accuse: se l’Italia «è precipitata», ha affermato Marcucci, la colpa è della politica «dettata da Salvini». E addossare la responsabilità ad altri «è un falso pubblico», così come «andare subito alle elezioni è interesse di parte».

A smentire, ancora una volta, accordi e alleanze ci ha pensato Patuanelli. «Non abbiamo intenzione di farne con nessuno, non penso si possa dire lo stesso se guardo dall’altra parte dell’emiciclo - ha affermato - L’unica cosa che non ci intimorisce è andare al voto in qualsiasi momento: il M5s non ha mai paura di chiedere il parere agli elettori. La proposta di calendarizzare la sfiducia domani ( oggi, ndr) l’abbiamo criticata intanto perché è uno sgarbo nei confronti di un presidente del Consiglio ancora in carica, ma anche perché si celebra il primo anniversario della tragedia del ponte Morandi e avremmo dovuto vederci per discutere della revoca delle concessioni. Salvini ha concluso - ha tolto qualsiasi valenza politica al dibattito in corso, perché la proposta di discutere alla Camera il taglio ai parlamentari è possibile solo se mercoledì non si vota la sfiducia al governo».

Lontano dall’aula, dal suo profilo Facebook, è intervenuto anche Luigi Di Maio. «Voglio darvi una buona notizia - ha affermato - la Lega ha ceduto sul taglio dei parlamentari, una riforma del MoVimento 5 Stelle e che il Paese aspetta da anni. Settimana prossima tagliamo 345 parlamentari». Per quanto riguarda il voto, «il Movimento 5 Stelle è nato pronto, ma è il presidente della Repubblica il solo ad indicare la strada per le elezioni. Gli si porti rispetto» .

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