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La più grande operazione di rimpatrio in tempo di pace. Questa la conseguenza del crack economico che ha investito la compagnia aerea britannica Thomas Cook. Saltate le trattative con i creditori i vertici dell'azienda hanno infatti alzato bandiera banca. A rischio ci sono oltre a 22mila posti di lavoro sono anche almeno 150mila persone che sono andate all'estero viaggiando con la compagnia e che ora potrebbero avere difficoltà a tornare. L'operazione di ritorno infatti potrebbe arrivare a costare 600milioni di sterline e in questo senso si sta mobilitando il sistema dell'aviazione civile del Regno Unito. Rimane poi incerta la sorte di 350mila viaggiatori stranieri che si trovano all'estero. La polemica è subito scoppiata investendo i piani alti della politica. Boros johnson si è chiesto pubblicamente se i manager della Thomas Cook si siano preoccupati veramente di salvare la compagnia. «E' una situazione molto difficile e ovviamente i nostri pensieri sono rivolti ai clienti di Thomas Cook, i vacanzieri che ora potrebbero avere difficoltà a tornare a casa. Faremo del nostro meglio per riportarli a casa. In un modo o nell'altro lo Stato dovrà intervenire per aiutare i vacanzieri bloccati». La crisi arriva da lontano, le perdite finanziarie già a maggio ammontavano a 1,45miliardi di sterline. Molto ha pesato la fusione con My Travel costosissima ma senza risultati. C'è poi l'incognita Brexit, il ceo Peter Frankahauser aveva fatto notare che molti britannici avevano rimandato le vacanze in vista dell'uscita dalla Ue e i dati sembrano dargli ragione: nella primavera scorsa i pacchetti vacanze avevano subito un calo del 12%.