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All'indomani dell'annuncio, da parte dell'Associazione nazionale magistrati, della protesta contro la riforma della separazione delle carriere, appena approvata a Montecitorio, dalle Camere Penali arriva una dura critica. «L'Anm - dicono i penalisti - ha deciso di protestare contro la riforma della separazione delle carriere conducendo l'intera magistratura non solo contro il Governo ma anche contro il Parlamento che quella legge sta approvando, in uno scontro istituzionale che rischia non solo di alterare ancora una volta i necessari equilibri fra i poteri dello Stato ma di compromettere l'immagine stessa della magistratura».
I magistrati hanno annunciato l'intenzione di indossare una coccarda tricolore sulla toga, portare in mano la Costituzione e abbandonare l'aula della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario nel momento il cui il ministro della Giustizia Carlo Nordio o un suo delegato prenderanno la parola. «Il sindacato delle toghe - sottolineano gli avvocati - ha deliberato uno sciopero e ha deciso di manifestare la sua contrarietà alla riforma costituzionale, dando indicazioni ai magistrati di uscire dall'aula ove si terrà l'inaugurazione dell'anno giudiziario quando il ministro prenderà la parola. Lo faranno impugnando provocatoriamente una copia della Costituzione, dimenticando che è proprio l'articolo 111 di quella Costituzione che vuole che il processo si svolga davanti a un giudice terzo. E terzo è solo quel giudice che non ha alcun vincolo e colleganza con il pubblico ministero».
Per gli avvocati, dunque, la riforma è auspicabile e necessaria: «La separazione delle carriere mira a realizzare questa condizione necessaria per l'attuazione del codice accusatorio e del giusto processo nell'interesse della giustizia e di tutti i cittadini. E saranno i cittadini con il loro voto, dopo quello del Parlamento, a dire quale giustizia e quale magistratura desiderano per il futuro del nostro Paese».
Anche dalla maggioranza piovono critiche per la decisione dell'Anm. «Protestare è legittimo - spiega il vicepremier Antonio Tajani - ma non condivido il modo, perché un magistrato deve essere sempre al di sopra delle parti. La riforma della giustizia che noi stiamo realizzando è una riforma voluta dai cittadini, quindi voluta dal popolo, che è colui che detiene il potere in democrazia». Secondo il leader di Forza Italia, partito che più di tutti ha spinto per l'approvazione di questa riforma, «ognuno è libero di fare ciò che vuole. Voglio soltanto ricordare che i magistrati sono dei servitori dello Stato e come servitori dello Stato devono comportarsi, con rispetto nei confronti delle istituzioni, e ricordo che in una democrazia le leggi le scrive il Parlamento». Tajani infine ricorda: «Noi siamo stati eletti per fare anche questa riforma, che punta a innalzare il ruolo del magistrato giudicante e garantire il processo giusto e certezza diritto a tutti i cittadini».
Anche il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, è categorico: nonostante l'annunciata protesta delle toghe «andremo avanti e anche oltre per vere e profonde riforme della giustizia». E il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, sottolinea: «Lo sciopero proclamato il 27 febbraio dall'Associazione nazionale magistrati spiega perfettamente quanto le toghe in Italia siano politicizzate e, per fortuna non tutte ma la maggior parte, orientate a sinistra».
(di Claudio Maddaloni – LaPresse)