La «madre di tutte le riforme», ossia la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e magistratura requirente, non può subire sobbalzi né rallentamenti: dunque Forza Italia ieri ha deciso di ritirare gli emendamenti al ddl costituzionale che sopprimevano dal testo il sorteggio per la scelta dei membri laici dei due Consigli superiori della magistratura, previsti dalla modifica dell’ordinamento giudiziario, lasciando in piedi l’innovativo meccanismo di selezione solo per i membri togati.

L’emendamento, presentato due giorni fa quando scadeva il termine, non era stato concordato con gli altri due partiti di maggioranza, Fratelli d’Italia e Lega. Tuttavia, mentre i primi avevano affermato di volerci ragionare, il Carroccio si era mostrato assolutamente contrario. L’iniziativa del partito di Antonio Tajani, nata per non privare il Parlamento di una importante prerogativa e per ribadire che la riforma ha nel Dna Silvio Berlusconi e il suo partito, non è escluso che abbia incontrato un mancato placet anche del ministro Nordio, che a fine ottobre aveva chiesto alle forze politiche azioniste del Governo di presentare solo emendamenti condivisi da tutti.

La decisione di non sottoporre al voto dell’Aula gli emendamenti è maturata dopo una mattinata serrata di incontri. Inizialmente quello avvenuto prima delle 13 alla Camera tra il responsabile di Via Arenula e i massimi vertici di Forza Italia: il vice ministro Francesco Paolo Sisto, il capogruppo alla Camera Paolo Barelli, il presidente della Commissione Affari costituzionali Nazario Pagano, a cui si sono poi aggiunti i deputati Enrico Costa e Tommaso Calderone, capogruppo di FI in Commissione giustizia e primo firmatario dell’emendamento che ci ha spiegato: «Abbiamo deciso di ritirare gli emendamenti perché l’obiettivo primario è non rallentare l’iter legis. Bisogna andare spediti in quanto la priorità è la separazione delle carriere, ossia un giudice terzo e imparziale. Poi con legge ordinaria vedremo come declinare il sorteggio per i membri laici del Csm».

Subito dopo Nordio si è recato a Palazzo Chigi ad incontrare il sottosegretario Alfredo Mantovano. Prime indiscrezioni parlavano di un incontro legato ad Abedini, l’iraniano in carcere ad Opera, su richiesta degli Usa, che Nordio avrebbe potuto scarcerare. Notizia poi smentita da Via Arenula. Infatti «l’incontro - ha spiegato il Guardasigilli al termine - è stato determinato dal fatto che sono stati presentati degli emendamenti da parte di una forza della maggioranza alla legge costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati. La discussione inizierà alle 16.30 e noi abbiamo dovuto, in un certo senso, ricomporre questa dialettica interna perché il provvedimento deve essere blindato».

Soprattutto «la separazione delle carriere deve procedere in assoluta armonia. Attualmente la mia principale preoccupazione è la separazione delle carriere». Ha aggiunto Nordio: «Eventuali correzioni porterebbero a uno slittamento di quello che per noi è la madre di tutte le riforme e quindi abbiamo raggiunto un accordo e questi emendamenti saranno gestiti in un altro modo». Come? Attraverso una legge ordinaria che, ovviamente, sarà elaborata solo se passerà il referendum a favore della riforma, previsto per il 2026.

Il ddl costituzionale prevede che i membri laici «sono estratti a sorte, per un terzo, da un elenco di professori ordinari di università in materie giuridiche e di avvocati con almeno quindici anni di esercizio, che il Parlamento in seduta comune, entro sei mesi dall’insediamento, compila mediante elezione». Il sorteggio dunque rimarrà anche per i membri non togati, ma l’obiettivo della maggioranza è quello di dare maggiore centralità al Parlamento nel momento in cui si scriverà la legge ordinaria di applicazione della norma.

Intanto ieri alle 19 il deputato del M5S Alfonso Colucci ha illustrato la pregiudiziale di costituzionalità in cui si legge, tra l’altro, che «nel suo complesso, il testo arreca squilibrio tra i poteri dello Stato e incrina la tenuta dello stato di diritto e della democrazia come sancite dalla Carta costituzionale e di cui l’unicità della giurisdizione e la separazione dei poteri costituiscono architravi irrinunciabili».

Roberto Giachetti di Italia viva ha replicato, sottolineando una «contraddizione in termini» : «Posto che potremmo essere d’accordo o no sul merito, come si fa a presentare una pregiudiziale di incostituzionalità se la legge è di riforma costituzionale e non tocca i primi 12 suoi punti intoccabili?».

Nel momento in cui chiudiamo questo pezzo la discussione è ancora in corso ma la mozione del M5S sarà respinta. Sempre ieri è stato raggiunto un accordo per la discussione sulla riforma: dieci minuti aggiuntivi per ciascun gruppo e cinque per ogni componente del gruppo misto per discutere del complesso di articoli ed emendamenti presentati al ddl costituzionale.

La decisione è stata presa dalla presidenza della Camera dopo la richiesta arrivata da Federico Fornaro ( Pd) e Francesca Ghirra ( Avs) che si lamentavano della «oggettiva riduzione dei tempi» di discussione a causa del combinato disposto dell’applicazione del nuovo regolamento di Montecitorio (alla sua prima applicazione) e il contingentamento stabilito dalla presidenza. «Il contingentamento disposto dalla presidenza comprende tutte le fasi fino al voto finale», ma per la «particolare rilevanza del provvedimento», la presidenza ha concesso la deroga dei dieci minuti aggiuntivi, in modo da «garantire l’estensione del dibattito e la certezza dei tempi e della conclusione», ha detto il vicepresidente Costa. Oggi si procederà con l’inizio del voto degli emendamenti delle opposizioni.