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Nicola Gratteri, procuratore di Napoli
«Dal premier Giorgia Meloni è arrivato un segnale importante nella lotta alla mafia, il 416bis andrebbe rivisto perché le mafie hanno meno bisogno di usare la violenza, i magistrati dovrebbero fare ammenda dopo il caso Palamara e scegliere la strada del dialogo con la politica». Lo ha detto al "Giornale” il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri che, nel suo ultimo libro sulle mafie “Una Cosa sola”, fa un'apertura di credito al premier Giorgia Meloni nella lotta alla mafia ma critica l'abolizione dell'abuso d'ufficio e la stretta sulle intercettazioni.
«Non è stata toccata la legislazione antimafia, né l'ergastolo ostativo e il 41bis. Ed è stato un segnale importante. Le riforme che hanno riguardato il codice penale e il codice di procedura penale, invece, hanno reso più difficile la ricerca della prova, rallentando i tempi del processo e indebolendo le parti offese. L'abolizione dell'abuso d'ufficio, l'avviso preventivo all'indagato prima del possibile arresto seguono logiche, a dir poco, discutibili, di cui non è facile capire la ratio».
Sul vecchio 416bis, poi, spiega: «Eviterei di toccarlo, anche se andrebbe chiarita la definizione di forza di intimidazione del vincolo associativo, prevedendo il concetto di riserva di violenza che non sempre deve essere manifestata per dimostrare il metodo mafioso. Oggi le mafie hanno meno bisogno di usare la violenza, potendo contare su armi più efficaci come la corruzione, l'intimidazione e la reputazione criminale acquisita sul campo».
«Non appartengo a nessuna corrente, ma ritengo che si debba riflettere sull'attuale momento politico. I poteri dello stato devono rimanere separati e il dialogo dovrebbe tornare a caratterizzare il rapporto tra magistratura e politica. Lo scontro non fa bene a nessuno - aggiunge Gratteri - né tantomeno ai magistrati che avrebbero dovuto fare ammenda e sciogliere il Csm dopo il caso Palamara per non essere accusati di autoconservazione».