Far parte dei tavoli tecnici che andranno a declinare in fase attuativa la riforma della separazione delle carriere: questa sarebbe una delle proposte che l’Esecutivo potrebbe sottoporre domani pomeriggio alla Giunta Esecutiva dell’Anm che si recherà alle 15:30 a Palazzo Chigi per incontrare la premier Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano. Una ipotesi che però verrebbe rispedita al mittente in quanto, una volta approvata la modifica costituzionale, non ci sarebbero, a detta delle toghe, margini per attenuare gli effetti negativi della riforma. Si pensi alla modalità di designazione dei membri togati del Csm.

Anche il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, nel ribadire che «noi abbiamo voluto con forza il dialogo» con i magistrati «sin dall'intervento di Alfredo Mantovano all'inaugurazione dell'anno giudiziario a Roma, proprio perché crediamo che le riforme si debbano fare dialogando con tutte le parti in causa e non stando sull'Aventino» ha aggiunto che «tante cose possono essere messe in campo, pensiamo per esempio al sorteggio. Il punto non è la norma costituzionale, ma come declinare questa norma costituzionale. Credo che su questo tutto il dialogo si possa fare. La legge è poi la cosa più importante di un principio costituzionale, però se adesso ponessimo delle barriere al dialogo è inutile vedersi, quindi credo che domani sarà un gesto importante».

Insomma, ha ribadito che se davvero delle modifiche ci saranno lo si farà con legge ordinaria. Tuttavia è un’ipotesi problematica. Di fatto, per com’è scritta ora la norma nella separazione delle carriere disegnata da Nordio, sarebbe impossibile introdurre una qualche forma di “elezione” postuma per designare i magistrati di Palazzo Bachelet. Ma al di là dei tecnicismi, in attesa che domani finalmente le carte vengano scoperte soprattutto dall’Esecutivo, considerato che la Giunta dell’Anm non ha mandato a trattare, quello che in queste ore ci si chiede è se davvero da ambo le parti ci sia una reale volontà di dialogare e di cedere fette di territorio.

I segnali che provengono dalla maggioranza e da Palazzo Chigi sono ambigui: sì al dialogo ma ci rivediamo in fase attuativa. Che per l’Anm sarebbe una ipoteca sul futuro impossibile da accettare e nel mentre deporre le armi. Stessa sensazione arriva ascoltando però le dichiarazioni delle toghe. In una intervista a La Stampa Claudio Galoppi, Segretario di Magistratura indipendente, ha teso la mano al Governo: «Bisogna cercare laddove è possibile, fino alla fine, senza risparmiare nessuno sforzo, soluzioni condivise che tengano conto di tutti i punti di vista».

Queste parole hanno confermato quanto abbiamo scritto in questi giorni, ossia che da parte della corrente conservatrice ci sarebbe la volontà di accettare un seppur minimo compromesso. Però a ribadire la linea di fermezza dell’Anm ci ha pensato nuovamente il Segretario generale dell’Anm, espressione di AreaDg, Rocco Maruotti: «Di fronte ad una riforma così non ci sono margini per una trattativa, in quanto autonomia e indipendenza della magistratura, che rischiano concretamente di essere ridimensionate, non sono negoziabili, semplicemente perché non sono nella disponibilità dei magistrati, in quanto costituiscono una garanzia per tutti i cittadini. Non ci sono, perciò, possibili soluzioni di compromesso, né potremmo mai accettare accomodamenti al ribasso. E mi pare che, per ragioni opposte, questa sia anche la posizione del governo, per cui si tratterà di un confronto sulle reciproche posizioni».

Comunque a non rasserenare il clima a poche ore dall’incontro ci ha pensato una indiscrezione pubblicata dal Fatto Quotidiano per cui il Ministro Nordio starebbe lavorando ad una legge attuativa della riforma che toglierebbe il controllo del pm sull’attività della polizia giudiziaria. Una previsione che ha allarmato il presidente del “sindacato”, Cesare Parodi: «Su questo sono agitato. È un'indicazione giornalistica e in teoria dovrei essere prudente. I miei colleghi sono stupiti e sconcertati: questa indicazione sarebbe in palese contrasto con una norma della Costituzione che non è oggetto della riforma, l'articolo 109. Non è un tema previsto dall'incontro di domani (oggi, ndr) con il presidente Meloni, ma è talmente delicato che gli augurerei un chiarimento, perché tutti i colleghi se lo aspettano. Ciò avvalora la nostra tesi sul problema della separazione delle carriere. Mi aspetto che anche gli avvocati dicano qualcosa».

Tutte le associazioni rappresentative dei magistrati ordinari, contabili, amministrativi, tributari e militari, attraverso tutte le loro componenti, hanno espresso «forte preoccupazione per i contenuti e le modalità con cui vengono portate avanti riforme destinate a incidere profondamente sull’esercizio della giurisdizione e sull’organizzazione e l’autogoverno delle magistrature»; contemporaneamente il capogruppo di Fi in Commissione Giustizia alla Camera, Tommaso Calderone, ha presentato una interrogazione parlamentare al Guardasigilli per capire come lo sciopero dei magistrati del 27 febbraio scorso «abbia inciso finanziariamente sull’attuazione delle riforme del PNRR in termini di durata dei procedimenti civili e penali, quanti reati si prescriveranno a cagione dello sciopero stesso, e quanti siano i magistrati fuori ruolo che hanno aderito allo sciopero».