È tensione tra Palazzo Chigi e via Arenula in merito alla riforma costituzionale della separazione delle carriere. Dalla presidenza del Consiglio ci sarebbe l’intenzione di aprire a possibili modifiche, mentre il ministero della Giustizia non sarebbe pronto ad alcuna trattativa con l’Associazione nazionale magistrati. In fondo Nordio l’ha definita «la madre di tutte le riforme» e svuotarla in qualche sua parte sarebbe una sconfitta sia simbolica che politica.

Per spiegare meglio cosa starebbe succedendo partiamo da una dichiarazione resa ieri dal deputato di Forza Italia, Enrico Costa, che ha commentato i dati relativi alle azioni disciplinari svolte nei confronti dei magistrati responsabili direttamente o indirettamente per le ingiuste detenzioni, come emerso dalla Relazione al Parlamento fornita sul tema: su circa 5000 ingiuste detenzioni dal 2018 al 2024 «solo 9 condanne, sanzionato lo 0,15% degli errori».

I responsabili per Costa? «I magistrati fuori ruolo a via Arenula, poco propensi ad avviare azioni contro i loro colleghi», ma «le responsabilità di questa indecente situazione sono in gran parte della politica, che continua a spendere tante parole, ma accetta passivamente questo conservativo status quo», ossia quello di una magistratura che non paga mai in prima persona per i propri errori.

Le parole pronunciate dall’azzurro Costa si collegano alle indiscrezioni che abbiamo raccolto in questi giorni e in parte già raccontato, ma ogni ora trovano altre conferme. Ci sarebbe appunto un atteggiamento ambiguo che in quest’ultimo periodo stanno assumendo il governo e una parte della maggioranza, in particolare Fratelli d’Italia, nei confronti della magistratura. Ricordiamo che da due settimane l’Anm ha un nuovo presidente, Cesare Parodi, che per la sua appartenenza a Magistratura indipendente e per uno stile comunicativo meno barricadiero rispetto all’ex vertice del “sindacato” delle toghe, Giuseppe Santalucia, sarebbe più gradito all’esecutivo, soprattutto al sottosegretario Alfredo Mantovano.

Da qui l’ipotesi di una apertura al dialogo che prevedrebbe prima però, su indicazione di consiglieri molto vicini alla premier Giorgia Meloni, uno stop momentaneo ad alcune iniziative parlamentari volte ad inasprire ancora di più i rapporti con le toghe. Come più volte ripetuto, la premier il 5 marzo incontrerà l’Anm. Palazzo Chigi e una parte del partito della presidente del Consiglio sarebbe disposto a delle aperture verso Parodi e la sua Giunta esecutiva: c’è chi sostiene sul sorteggio non più puro ma temperato per i membri togati dei due Csm, chi proprio sulla possibilità di non prevedere più due diversi governi autonomi della magistratura, come anticipato dal Messaggero sabato scorso.

Mentre, al contrario, da via Arenula parrebbe che si voglia andare dritti con il testo sulla separazione delle carriere già approvato alla Camera senza ipotizzare alcuna minima modifica al Senato. Unendo diversi puntini, comunque, non sarebbe inverosimile che una parte dell’esecutivo al momento stia cercando una tregua con la magistratura. Ad esempio la discussione sulla giornata dedicata alle vittime di errori giudiziari si sta prolungando in commissione Giustizia della Camera, in quanto non sarebbero ancora arrivati neanche i pareri del Governo.

Tuttora non è stato posto all’ordine del giorno il dibattito sulla “Commissione parlamentare di inchiesta sull’applicazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario e organizzazione della magistratura, di tutela della presunzione di non colpevolezza e di riparazione per l’ingiusta detenzione”, proposta sempre dal deputato Costa. Si registra anche una certa contrarietà alla proposta degli azzurri Costa/Calderone/Patriarca affinché gli atti specifici vengano trasmessi al Procuratore generale della Corte dei conti per l’esercizio, da parte dello Stato, di un’azione di rivalsa nei confronti del magistrato che ha causato una ingiusta detenzione.

Insomma, una sorta di bastone e carota verso la magistratura che però sta destabilizzando una parte della maggioranza, soprattutto in Forza Italia, ma anche nella Lega. Infatti il Carroccio in questo momento sarebbe più in sintonia con Forza Italia sulla impossibilità di intavolare qualsiasi trattativa con l’Anm. La premier è pronta ad aprire una crisi all’interno della maggioranza proprio sull’unica riforma che viaggia spedita più delle altre? E quanto saranno utili a questo punto gli incontri chiesti dall’Anm ai gruppi parlamentari per partecipare le criticità della riforma? Qualcosa si potrebbe già intuire giovedì dal clima che si avvertirà in commissione Affari Costituzionali quando sarà audito Parodi.