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Il ministero della Giustizia chiederà di costituirsi parte civile nel processo “Angeli e Demoni”, che domani vedrà celebrare la prima udienza preliminare nell’aula bunker di Reggio Emilia. Via Arenula, dopo un primo parere negativo da parte dell’avvocatura dello Stato, che aveva sconsigliato il ministero di partecipare al processo come parte offesa, ha deciso, dunque, di spedire i propri difensori, a tutela dei propri interessi e della propria immagine. Una decisione, questa, che conferma ancora una volta il ruolo di “vittima” del Tribunale dei minori di Bologna, presieduto da Giuseppe Spadaro, ora in attesa della decisione del plenum del Csm per la sua nomina a capo del Tribunale dei minori di Trento.
Un anno fa, quando scoppiò il presunto scandalo degli affidi illeciti, che trovò la sua sintesi nella fallace espressione “Sistema Bibbiano”, a risentire dello tsunami che travolse i servizi sociali fu anche chi, come Spadaro e i suoi colleghi, lavorava in prima linea per salvare i più piccoli da situazioni potenzialmente pericolose. Al punto che in via del Pratello, proprio il giorno prima che il Csm si determinasse per la nomina di Spadaro a procuratore minorile di Roma, per la quale era in netto vantaggio sulla collega concorrente, Giuseppina Latella, il ministro Alfonso Bonafede spedì gli ispettori, per verificare eventuali connivenze tra giudici minorili e servizi sociali dei Comuni della Val d’Enza, protagonisti dell’inchiesta.
Dell’esito di quell’ispezione non si è mai saputo nulla. Documenti segreti, riservati, di cui solo via Arenula deve conoscere, per ragioni di riservatezza, il contenuto.
Ma la costituzione di parte civile del ministero, oggi, dà conto di un fatto: il Tribunale dei minori, con i reati ipotizzati dal pm Valentina Salvi a carico di 24 imputati, non c’entra nulla. Semmai ne è vittima, potenzialmente raggirato da quegli assistenti sociali che per i magistrati minorili svolgono un ruolo assimilabile a quello della polizia giudiziaria.
La conferma che il Tribunale dei minori fosse un’eventuale vittima dei reati contestati era già arrivata a giugno, quando la procura chiuse le indagini.
Inizialmente tirato in ballo da chi riteneva che ci fosse quantomeno negligenza da parte di magistrati, è passato, dunque, all’essere riconosciuto come parte danneggiata, vittima di frode processuale, depistaggio ed induzione in errore in oltre una decina di capi d’accusa.
«Dall’inizio di questa bruttissima vicenda, ho sempre detto in ogni sede che chi ha sbagliato e ne sia accertata la responsabilità penale, che è sempre personale, deve essere punito ed anche severamente, senza sconti aveva commentato all’epoca al Dubbio Spadaro -. E questo perché i bambini sono sacri e le loro le famiglie pure, quando però funzionanti. Se dovessero risultare colpevoli sarei profondamente indignato, perché loro sanno di essere la nostra longa manus sui territori e le loro relazioni fanno prova fino a querela di falso. Spero davvero che nessuno, in nome di un interesse economico o di una perversa ideologia, possa giungere a tanto». Spadaro, avuta la notizia dell’indagine, rivisitò autonomamente ed immediatamente, uno ad uno, i fascicoli che vedevano coinvolti gli operatori ora a processo «e questo perché a me e a tutti i giudici minorili di Bologna stanno veramente a cuore quei bambini, come stanno a cuore tutti quelli per i quali siamo chiamati ad intervenire». Un’attenzione ora confermata, con i fatti, anche dal ministero.