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L’avvocato in Costituzione è una svolta «fondamentale» per sancire l’importanza del suo ruolo come «pilastro per il diritto alla difesa e per la tutela di tutti gli altri diritti dei cittadini». Un risultato che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha presentato con orgoglio ieri, a via Arenula, assieme al presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin, nel corso della prima seduta giurisdizionale dei nuovi membri del Cnf. «Si tratta di un articolo scritto insieme al Consiglio nazionale forense - ha sottolineato il ministro ed è davvero emozionante che l’avvocato possa entrare in Costituzione, com’è giusto che sia. Il ministro della Giustizia è l’unico citato dalla Carta, è citata anche la magistratura e per chiudere il cerchio è giusto che sia citato anche l’avvocato».
Ma il Guardasigilli ha anche annunciato l’approvazione, nel pre- Consiglio di ieri, dell’altro progetto frutto della collaborazione con il Cnf, ovvero quello relativo al patrocinio a spese dello Stato, che verrà discusso alla prossima seduta utile. L’aria che si respira, dunque, è di forte collaborazione, nonostante le divergenze. «Ci sono cose che condividiamo - ha evidenziato Mascherin - e altre che non condividiamo, ma il cuore del rapporto deve essere basato sulla lealtà e sull’offrire un’alternativa valida quando non siamo d’accordo su qualcosa». I temi sono tantissimi e parte di questi verranno affrontati il 29 maggio nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Cnf, alla presenza, anche in quel caso, del ministro.
La “lista della spesa” presenta punti ritenuti «fondamentali» dal Cnf, tra i quali, oltre l’avvocato in Costituzione, proprio la rivisitazione della normativa sul patrocinio a spese dello Stato, con una nuova “versione” «che vada a compensare il lavoro di chi fa seriamente il patrocinatore, per dar vita ad una normativa che gratifichi chi si impegna professionalmente - ha evidenziato Mascherin - e risolva problemi come tempi, modalità e liquidazioni da parte dei giudici». Ma tra i temi ci sono anche un monitoraggio sull’equo compenso, disegno di legge che Bonafede appoggiò dai banchi dell’opposizione, e il perfezionamento delle specializzazioni.
«Per quanto riguarda il tavolo di riforma per i processi civile e penale - ha aggiunto Mascherin - siamo contenti che sia stato dato un ascolto forte a quelle che erano le criticità sollevate. Altre cose, come la prescrizione, che io definisco eterna e alcuni passaggi del decreto spazza corrotti, non le condividiamo e il ministro lo sa, ma speriamo di continuare a discuterne, affinché, sperimentati questi istituti, si possa poi anche rivederli».
Bonafede ha ribadito l’importanza del rapporto con il Cnf, «fondamentale per la mia attività - ha sottolineato - e sono contento di poter proseguire questo dialogo tramite il presidente Mascherin, un punto di riferimento costante per me in questi mesi». Un momento fondamentale è stato, appunto, il tavolo per la riforma del processo, perché «abbiamo creato un metodo nuovo, in cui il ministro, prima di parlare con le parti politiche, si è voluto confrontare con gli addetti ai lavori, per cercare una linea comune».
E su alcuni temi, sono state proprio le obiezioni sollevate a quel tavolo a consentire di limare il progetto iniziale che prevedeva un avvicinamento del nuovo processo civile a quello del lavoro - evidenziando l’importanza di avere le memorie istruttorie dopo la prima udienza. «Ci sono tanti progetti su cui continueremo a lavorare - ha concluso Bonafede - e da parte mia ribadisco totale lealtà e grande senso di gratitudine ogni volta che da quel dialogo ho la possibilità di migliorare il mio lavoro. Sono avvocato, seppur sospeso, ma quando uno è avvocato lo è per sempre».