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Gli avvocati si schierano: la legge contro misoginia e omofobia è necessaria. E lo è per dare forza e concretezza alla battaglia contro le discriminazioni, per la costruzione di una cultura dei diritti, della quale l’avvocatura vuole far parte giocando un ruolo da protagonista. Ma anche e soprattutto per «portare a compimento l’articolo 3 della Costituzione, affinché siano tutelati i diritti e la dignità di tutte e tutti». È per questo motivo che i Comitati pari opportunità degli avvocati e delle avvocate d’Italia hanno deciso di promuovere, attraverso una nota che porta le firme degli 87 presidenti di altrettanti Cpo, la proposta di legge che dovrebbe approdare in Aula entro il 27 luglio. Una proposta che ha suscitato non poche polemiche, con Lega e Fratelli d’Italia sul piede di guerra per quello che considerano un disegno di legge «liberticida». Da qui il fiume di emendamenti ben 1.017 - al testo a firma del piddino Alessandro Zan, un ostacolo che ha spinto la presidente della Commissione Giustizia alla Camera, Francesca Businarolo, a contingentare le proposte di modifica, ridotte a 10 per ognuno dei nove articoli, con lo scopo di rispettare i tempi voluti dalla Capigruppo.
Ma se Forza Italia ha aperto al dialogo sui contenuti, con una «clausola salva idee» bipartizan, che esclude dal reato «la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all'odio e alla violenza», Lega e FdI continuano a protestare, appoggiati dalle associazioni Pro Vita e Famiglia.
Al dibattito, ora, si aggiunge la voce dell’avvocatura, che ha deciso di prendere posizione manifestando apprezzamento per «l’impegno del legislatore nell’elaborare un disegno di legge che tenga conto di tutte le proposte presentate alla Commissione Giustizia in materia di contrasto dei reati di violenza e discriminazione per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere». Sottolineando il proprio ruolo di tramite per «un cambiamento culturale che consenta all’intero Paese di superare radicalmente ogni forma di discriminazione e di violenza perpetrata ai danni delle persone, in ragione di caratteristiche legate alla personalità e all’identità, contrastando i comportamenti discriminatori e contribuendo a rimuovere gli ostacoli che limitano di diritto e di fatto la parità e l’uguaglianza».
Un’emergenza avvalorata dalla lettura dei fatti di cronaca, che testimoniano l’aumento esponenziale dei reati di violenza legati a ragioni sessiste e omotransfobiche: dai 109 casi del 2016, si legge nella nota dei Cpo, si è passati, con un incremento graduale, ai 212 del 2019, anno in cui si sono registrati anche due morti. «Con il disegno di legge unificato - afferma l’avvocatura - le tutele già esistenti nel nostro ordinamento per i reati commessi per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi ( articoli 604- bis e ter del codice penale) si estendono alle condotte motivate dalla discriminazione per sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere, quali distinti fattori di discriminazione».
Ma la proposta non ha solo intenti punitivi: il fine è anche quello di promuovere la pari dignità e l’inclusione sociale, la prevenzione di discriminazione e violenza, nonché garantire protezione e supporto alle vittime di tali reati e alle persone che si trovino in condizione di particolare vulnerabilità per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere. L’auspicio dell’avvocatura è, dunque, che tale norma possa collocare l’Italia nell’elenco degli Stati del Consiglio d’Europa che forniscono tutela contro crimini di natura sessista e omo- bi- transfobica, per realizzare appieno l’uguaglianza di tutti i cittadini sancita dalla Costituzione.
Ma la polemica politica continua. E l’ultimo capitolo è la lettera inviata dai capigruppo in Commissione di Lega ( Roberto Turri), Fi ( Enrico Costa) e Fdi ( Carolina Varchi) al presidente della Camera Roberto Fico, invocando un suo intervento contro quello che definiscono «un bavaglio alle forze d’opposizione». Il riferimento è sempre al contingentamento degli emendamenti ( la Lega ne aveva presentati 493, ai quali si aggiungono i 482 di Fdi, ovvero il 90% del totale), «una grave compromissione dei diritti delle opposizioni». Ma Fico ha rispedito al mittente le accuse, definendo «corretto sul piano procedurale» l’iter seguito dalla Commissione, considerata la calendarizzazione delle proposta di legge in Assemblea per la data del 27 luglio.