Un «funzionario pubblico» che non solo esprime «giudizi gravemente lesivi» nei confronti del Santo Padre ma che assume anche «atteggiamenti di intolleranza non celati nei confronti di cittadini extracomunitari» non è adeguato al «ruolo» e alla «funzione esercitata», quella di «vertice regionale di un settore particolarmente delicato dell’Amministrazione della Giustizia qual è quello della Giustizia minorile». Lo aveva scritto il Coa di Bologna, in una lettera al guardasigilli Carlo Nordio, a proposito di Antonio Pappalardo, il dirigente della Giustizia minorile per Emilia Romagna e Marche che, tra le altre cose, aveva definito Francesco un «antipapa». Ieri via Arenula ha dato seguito alle proteste dell’Ordine forense e di altre componenti della società civile e, dopo aver avviato martedì scorso un’indagine conoscitiva sulla vicenda, ha rimosso il funzionario.

Il caso era deflagrato in seguito ad alcune frasi pubblicate su Telegram da Pappalardo subito dopo la morte del Pontefice. In un post, appunto, Bergoglio era stato definito «un antipapa, vestito da Papa». E «ora», aveva aggiunto l’ormai ex capo della Giustizia minorile in Emilia, sarebbe «fondamentale un conclave pre 2013 per un vero Papa». Negli ultimi 12 anni la Chiesa sarebbe stata ostaggio di «un vescovo usurpatore», che avrebbe approfittato delle dimissioni «non valide» di Benedetto XVI. Oltre che sul pontificato di Francesco, Pappalardo si era spinto a obiettare persino sulle scelte che il Santo Padre appena scomparso aveva compiuto nelle ultime ore di vita: aveva censurato il fatto che Bergoglio non avesse impartito «la benedizione Urbi et Orbi» nella domenica di Pasqua, quando ha voluto incontrare i fedeli e attraversato via della Conciliazione sulla Jeep.

Parole diffuse come detto su un canale Telegram, “Logos e Liberas”. Un profilo dove gli attacchi a Francesco sono stati solo la più recente clamorosa espressione. In passato vi erano apparse tesi anti- migranti, altre contrarie ai diritti delle persone omosessuali, ma soprattutto erano state rilanciate e postate affermazioni alquanto estreme sul Covid e sui vaccini, con attacchi all’Organizzazione mondiale della sanità e all’Ue. Non che in passato quei post non avessero attirato una certa pubblica attenzione: basti pensare che Pappalardo aveva bollato il periodo pandemico come «l’Apertheid del 2020-22». Ma appunto, gli attacchi rivolti a Bergoglio poche ore dopo la morte hanno costituito la classica goccia che fa traboccare il vaso. Intanto ci sono state dure reazioni anche da parte della politica bolognese, e del Pd in particolare: la senatrice dem Sandra Zampa, per esempio, si era soffermata sui «gravissimi orientamenti e sentimenti» che Pappalardo avrebbe reso pubblici «nei confronti dei migranti e in particolare dei minori stranieri non accompagnati dei quali per il suo ruolo è chiamato a occuparsi». E intanto da via Arenula già era partita la verifica sulle esternazioni di Pappalardo: una nota diffusa martedì dal ministero informava che «il capo del dipartimento Giustizia minorile e di comunità, Antonio Sangermano, ha immediatamente disposto una indagine conoscitiva circa le affermazioni ascritte al dirigente ‘ ad interim’ del Centro per la Giustizia minorile dell’Emilia Romagna, Antonio Pappalardo contro Papa Francesco».

L’indagine, aveva aggiunto il comunicato, «è volta ad accertare se ricorrano profili di responsabilità disciplinare a carico del funzionario». Sangermano aveva assicurato che sarebbero stati adottati «tutti i provvedimenti ritenuti necessari a preservare e tutelare l’immagine e il prestigio dell’Amministrazione della Giustizia». Fino alla decisione con cui ieri Pappalardo è stato rimosso.

Un caso molto particolare, delicato anche viste le tensioni recenti che l’ex dirigente si era trovato a gestire nel carcere minorile bolognese del Pratello, nel quale poco prima di Pasqua erano stati assunti severi provvedimenti nei confronti di alcuni giovani reclusi ritenuti leader di una rivolta. Sono circostanze che spiegano la posizione assunta dall’Ordine degli avvocati di Bologna, intervenuto appunto con la lettera inviata a Nordio, allo stesso Sangermano, al Consiglio nazionale forense e all’Ocf. «Intolleranza, pregiudizio e odio non sono sentimenti che ben si sposano con l’importante incarico di responsabile di Giustizia minorile, ruolo che dovrebbe denotare umanità, accoglienza, anche in virtù del contesto in cui si opera», aveva ricordato il Coa. E aveva fatto notare come i «giudizi lesivi» della memoria di Bergoglio, o la «intolleranza» che altri post di Pappalardo svelerebbero nei confronti degli extracomunitari, portino gli avvocati del capoluogo emiliano «a manifestare seri dubbi sull’effettiva imparzialità che deve connotare l’agire di qualsiasi pubblico funzionario nell’esercizio delle proprie funzioni, tanto più quando si tratta di ruoli che implicano la gestione di soggetti minori privati della loro libertà personale e sottoposti alla custodia dello Stato».