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Cesare Parodi in occasione della riunione del Comitato direttivo centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati per l’elezione delle cariche direttive. Roma, Sabato 08 Febbraio 2025 (Mauro Scrobogna / LaPresse)
«I numeri dello sciopero potrebbero essere “gonfiati”». A dirlo è un magistrato di lunga esperienza, tra coloro che aderiranno alla protesta contro la separazione delle carriere in programma per il 27 febbraio, ma che non è privo di dubbi. Anche per via di una comunicazione interna dell’Anm che di fatto rende possibile aderire formalmente allo sciopero senza però subire trattenute in busta paga: sarà sufficiente dichiarare un’urgenza e rimanere in ufficio senza perdere il compenso.
Uno “sciopero con riserva” che comporta, però, due problemi, secondo il magistrato interpellato dal Dubbio. «Il primo è che uno sciopero deve causare un danno alla pubblica amministrazione: dichiarando urgenze e rimanendo comunque in ufficio, l’impatto della protesta viene annullato - sottolinea l’iscritto all’Anm che preferisce rimanere anonimo -. Il secondo problema riguarda la retribuzione: chi sciopera dovrebbe rinunciare al compenso giornaliero, come previsto per tutti i dipendenti pubblici. Ma alla luce delle istruzioni per l’uso fornite dal sindacato, il dato rischia di essere falsato».
Scioperare significa infatti avere il coraggio di provocare un «danno di immagine» alla giustizia, in nome di un principio. «Se invece qualcuno dice “aspettate, devo comunque andare in ufficio per scadenze urgenti”, allora il risultato è ambiguo: né piena adesione allo sciopero né completo rifiuto. Una sorta di compromesso», sottolinea. Le voci sullo sciopero non sono al momento confortanti: secondo quanto raccolto dalle varie toghe, l’adesione sarebbe circa al 40%. A Milano, ad esempio, su 90 sostituti finora solo 30 avrebbero certificato la propria partecipazione. Ma rimane un’intera giornata per ripensarci.
Per la toga sentita dal nostro giornale, però, l’opzione di uno sciopero “a metà” sarebbe risultato di una gestione fallimentare dell’autogoverno e della democrazia: «Ci hanno resi inguardabili». Non solo agli occhi della politica – «che ha problemi anche peggiori dei nostri», afferma ancora – ma soprattutto agli occhi dei cittadini. «Oggi fanno quello che vogliono: introducono il sorteggio per la carriera, modificano le regole di selezione e paradossalmente in alcuni casi sarebbe anche la cosa giusta. Ma perché siamo arrivati a questo? Perché i “padroni” delle correnti della magistratura e dell’autogoverno hanno perso credibilità», prosegue.
Le regole indicate dall’Anm, dunque, servirebbero proprio a questo: evitare che l’adesione risulti troppo bassa e si perda ancora credibilità. Anche perché se la magistratura non riesce a rimanere unita nemmeno di fronte alla separazione delle carriere, nessuna altra battaglia avrà speranza di successo. D’altra parte non tutti hanno davvero paura della riforma: «Le persone “normali” non temono la separazione delle carriere - aggiunge il nostro interlocutore -. Quello di cui si ha paura è il sorteggio, il vero potere sta nelle elezioni e nelle nomine: sarebbero pronti ad accettare tutto se fossero certi di poter eleggere pm e giudici».
L’Anm, nei giorni scorsi, ha diffuso le istruzioni per lo sciopero, dalle quali emerge proprio la possibilità di rimanere in servizio pur risultando nella conta dei manifestanti: «A chi aderisce allo sciopero ma garantisce comunque un servizio essenziale non si applicherà la trattenuta e verrà, ai fini statistici, computato come scioperante», si legge. Una modalità rispetto alla quale Confintesa Funzione pubblica, tramite il suo segretario generale Claudia Ratti, si è detta perplessa. «Se confermato, questo meccanismo rappresenterebbe un escamotage per gonfiare i numeri dello sciopero, senza che vi sia una reale adesione all’astensione lavorativa – sottolinea Ratti –. Scioperare significa fare un sacrificio economico per sostenere una causa. Se manca questo presupposto, viene meno anche il valore stesso della protesta».
Una modalità, dunque, che rischia «di compromettere la credibilità dell’azione sindacale»: da qui l’invito all’Anm a fare chiarezza. «In un contesto così delicato, dove il confronto tra poteri dello Stato dovrebbe essere improntato alla massima trasparenza e correttezza, ci aspettiamo dall’Anm una presa di posizione chiara – conclude Ratti –. Se lo sciopero vuole essere uno strumento di lotta coerente con i valori costituzionali, allora va esercitato con serietà e responsabilità».
Una posizione nettamente meno dubbiosa quella della Cgil, che invece ha deciso di schierarsi con l’Anm. Una presa di posizione già chiara, dato l’evento organizzato a Napoli dalla Cgil, dove sul palco insieme al segretario Maurizio Landini è salito anche il pm e membro dell’Anm Fabrizio Vanorio, che ha ribadito la necessità di scioperare per evitare il controllo della politica sul pubblico ministero. La Cgil Napoli e Campania ha infatti diffuso ieri una nota, dichiarando di aderire allo sciopero, così come ha fatto anche la sezione Bologna e Emilia Romagna.
«In coerenza con l’orientamento assunto dalla confederazione a livello nazionale», si legge in una nota, la Cgil Napoli e Campania «condivide le ragioni alla base dello sciopero», che «ha, evidentemente, lo scopo e l’effetto di ridurre l’autonomia della magistratura e spostare l’azione dei pubblici ministeri». Un tentativo «di minare alla base la nostra Carta costituzionale» frutto «di un modello autoritario di trasformazione della nostra democrazia, in contrasto con i principi di bilanciamento dei poteri, uguaglianza e solidarietà che - conclude il sindacato - sono a fondamento della Costituzione italiana, antifascista e nata dalla resistenza».
Le giunte locali hanno organizzato 24 eventi sparsi sul territorio, per illustrare le motivazioni del no alla riforma e portando sul palco magistrati, ex magistrati, costituzionalisti, avvocati, rappresentanti del mondo della cultura e studenti. Nessun dibattito, stando al sito dell’Anm, in Basilicata, Molise, Sardegna e Veneto. E proprio in Veneto si è registrato un diffuso rifiuto nei confronti della protesta, come riporta Il Mattino di Padova: «Reputo lo sciopero dannoso per l’immagine della magistratura e inutile dal punto di vista politico», ha dichiarato, tra gli altri, il procuratore di Padova, Angeloantonio Racanelli.
Come lui anche i colleghi Marco Martani (procuratore di Treviso) e Roberta Gallego (reggente a Belluno). Ma a dire no sono magistrati su tutto il territorio, da Roma a Napoli, passando per Milano e Perugia. Alcuni pronti a dirlo pubblicamente, come la presidente del Tribunale di Napoli Elisabetta Garzo, che lo ha dichiarato a Repubblica, altri più defilati. Tant’è che non si fermano le mail per incoraggiare la partecipazione e «mostrare la solidità dell’Anm»: «La nostra indipendenza non è un privilegio, bensì il solo strumento con cui possiamo garantire le parti dei nostri processi. Così come l’autonomia del Csm non è solo una garanzia per la nostra indipendenza, ma inevitabilmente anche una garanzia per tutti i cittadini», recita un mail della Giunta esecutiva centrale.
Da qui «il dovere di sollecitare la massima adesione allo sciopero» contro una «riforma dannosa non solo per la magistratura, ma per il Paese». Un ultimo accorato appello per evitare l’astensione. «Meglio controllare il meteo - commenta ironicamente un consigliere togato del Csm -, se il weekend è bello adesione massima!». Una frase che riflette chiaramente l'atmosfera che pervade la magistratura.