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Il Pd naviga in acque agitate, stretto sul fronte regionale con il complicato scacchiere dell'Emilia Romagna e su quello nazionale dai rapporti altalenanti con i 5 Stelle in crisi interna. Andrea Marcucci, capogruppo dem al Senato, però, smorza le ansie: «In Emilia Romagna vinceremo, mentre non drammatizzo il clima dentro il governo: siamo in coalizione ed è normale discutere».
Comincia la campagna elettorale in Emilia, i 5 Stelle sono ormai fuori da un patto con Bonaccini?
Le alleanze regionali devono essere scelte direttamente dal territorio e non calate dall'alto come è avvenuto in Umbria, con i risultati che conosciamo . Sono convinto che Stefano Bonaccini sceglierà per la soluzione migliore, quella più coerente per l'Emilia Romagna. E la stessa cosa dovrà succedere per le altre Regioni che andranno al voto la prossima primavera: non ci sono formule magiche valide ovunque e comunque, ma priorità territoriali che daranno vita a coalizioni coerenti.
È preferibile la scelta di Renzi di appoggiare Bonaccini senza usare però il simbolo di Italia Viva?
Il candidato presidente del Pd ha saputo costruire uno schieramento a suo favore con l'adesione di decine di sindaci civici ed indipendenti. Gran parte della società civile dell'Emilia Romagna ha preso posizione in modo netto per difendere e rafforzare il buon governo della Regione. Quanto ad Italia Viva, simbolo o non simbolo, vedo che Matteo Renzi è fattivamente impegnato nel sostegno a Bonaccini. Naturalmente questa è una decisione che reputo utile ed importante e di cui mi compiaccio.
Quanto pesa l’Emilia sul livello nazionale? Sarebbe crisi di governo, in caso di sconfitta?
L'Emilia Romagna è una regione importantissima da tutti i punti di vista, non ultimo quello produttivo. Il Pd è impegnato a tutti i livelli per confermare il governo regionale, che dalla sua ha gli ottimi risultati prodotti in questi anni. Detto questo in un Paese serio, il governo nazionale non può essere a rischio per i risultati di una elezione amministrativa. Comunque è un'ipotesi che non prendo in considerazione: gli emiliano- romagnoli il 26 gennaio sapranno come votare.
Intanto, rapporti anche nell’Esecutivo appaiono tesi. Dall’Ilva alla riforma della giustizia...
Non drammatizzo, in un governo di coalizione, è naturale che si discuta. L'importante è ancorare il confronto alla concretezza ed alla reale possibilità di migliorare i provvedimenti. Altra cosa sarebbe distinguersi solo per conquistare qualche titolo in più. Però vede, sulla legge di Bilancio il dibattito nella maggioranza mi sembra stia portando a provvedimenti più equi: mi riferisco in particolar modo alla plastic tax e alla tassa sulle auto aziendali. Io ricordo che l'anno scorso il governo gialloverde impedì al Parlamento di discutere la legge di Bilancio. Ecco, quello si, che è un precedente che deve preoccupare.
La norma Bonafede che blocca la prescrizione è oggetto di dibattito?
Siamo fermamente contrari a una cancellazione drastica della prescrizione, almeno se non saranno operativi istituti in grado di garantire davvero certezza dei tempi processuali. Le posizioni dentro la maggioranza, non lo nascondo, sono ancora distanti, ma spero che nel vertice della prossima settimana il ministro Bonafede sia più ragionevole.
Zingaretti ha ripetuto che o il governo giallorosso lavora, oppure va a casa. C’è la tentazione nel Pd di staccare la spina?
Le rispondo in modo risoluto: no. Staccare la spina e provocare elezioni anticipate dopo pochi mesi di governo sarebbe una follia, un atto senza senso. I problemi che ci troviamo a gestire, a partire dal caso ex Ilva, vengono da lontano e bisogna avere il tempo per trovare la soluzione giusta. E' chiaro che l'Italia non può abbandonare il siderurgico, è altrettanto chiaro che le aziende devono rispettare i contratti e che lo Stato debba assicurare certezza del diritto per chi viene ad investire.
E quindi come si va avanti?
Questa dovrà essere sempre di più una maggioranza di ' servizio', dobbiamo affrontare e risolvere le principali situazioni di crisi lasciate insolute da altri, completare riforme istituzionali equilibrate compresa una nuova legge elettorale, eleggere il capo dello Stato, e riportare in sicurezza il nostro Paese.