PHOTO
Un primo approccio, niente più di questo. Il risultato dell’incontro tra le delegazioni di Pd e 5 Stelle per capire se esista una possibilità di formare una nuova maggioranza è evidentemente interlocutorio anche se da ambedue gli schieramenti filtra, almeno apparentemente, un certo cauto ottimismo. Si parte dal fatto che, come ha riferito Andrea Orlando della delegazione Dem, «non esiste niente di insormontabile», un' impressione confermata anche dai grillini che all’uscita dell’incontro tenutosi alla Camera hanno parlato di «clima costruttivo». Che però il lavoro da fare sia ancora lungo e per niente scontato lo dicono anche le parole dello stesso Orlando: «Abbiamo chiesto chiarezza come condizione sul fatto che questa interlocuzione sia l’unica Sin dalle prossime ore predisporremo i dossier necessari su tutti i temi dell’agenda politico-programmatica, attendiamo un passaggio tra i vertici delle due forze politiche per affrontare i nodi ancora non sciolti definitivamente anche se ora c’è un lavoro su cui partire e vogliamo essere operativi già nelle prossime ore». Graziano Delrio invece si spinge ancora più in là riconoscendo che «c’è stata un’ampia convergenza sui punti dell’agenda ambientale e sociale. C’è un lavoro molto serio da fare sulla legge di bilancio, sulle priorità». L’ultimo punto è quello al momento dirimente e che più interessa al M5s come base per un proseguimento dell’intesa. Si tratta del taglio dei parlamentari, il cavallo di battaglia del Movimento e sul quale però si scontrano le varie anime del Pd. Una situazione messa in evidenza anche da Luigi Di Maio il quale non ha mancato di considerare questo punto imprescindibile, e di aver notato come al Nazareno le divisioni sono ben presenti. Nei Dem infatti l’aria è tutt’altro che distesa. Le polveri sono pronte ad esplodere a cominciare dall’ex segretario Renzi che ha accusato Paolo Gentiloni di voler far saltare l’accordo con Di Maio rendendo noti tre punti che sarebbero indigeribili per il M5s. Ma anche lo schieramento grillino non è propriamente monolitico. E’ nota la contrarietà nei 5 Stelle di personaggi come Gianluigi Paragone e di Alessandro Di Battista i quali giocano di sponda anche con l’ennesimo appello di Salvini che dichiara di voler impedire l’accordo.