PHOTO
Chiamatela pure ipocrisia europea. Un dato però è certo. Ieri Ursula Von der Leyen ha bacchettato il professor Giuseppe Conte come uno studente un po’ discolo: quello che fa lo spavaldo con i compagni di classe. Nel suo intervento alla Camera, il presidente del Consiglio ha anticipato che modificherà il Patto di Stabilità europeo. E lo ha fatto con una terminologia che ha fatto storcere il naso a Bruxelles. Insomma, per molti è stata una specie di gaffe diplomatica.
Anche perché ben diversa è suonata la formula usata dal presidente della Repubblica con il messaggio a Cernobbio. Sergio Mattarella non ha parlato di modifiche al Patto, ma di “un riesame delle regole”. E la differenza non è da poco: un conto è modificare le regole all’interno di un Trattato ( magari, quelle sul calcolo degli investimenti); un’altra - ovviamente assai più pesante - è modificare il Trattato stesso.
E la Von der Leyen ieri ha voluto rimarcare la gaffe di Conte. La presidente della Commissione europea, pesando le parole una ad una, ha ricordato che «il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri viene dal Parlamento europeo e conosce molto bene il Patto di Stabilità e le norme sulle quali in Europa ci siamo messi d’accordo. Se rispettiamo queste regole staremo meglio tutti».
Al di là della circostanza che la presidente Ursula si rivolge a Gualtieri e non al primo ministro ( come a dire: Roberto spiega a Giuseppe le regole del Patto), l’ex ministra della Difesa non poteva non dire quel che ha detto. «Sappiamo quali sono i limiti e la flessibilità ( di bilancio, ndr) è chiara. Dobbiamo discutere nell’ambito di queste regole». Ed ancora: «Aspettiamo le bozze delle prossime leggi di stabilità e poi vedremo quali sono i prossimi passi».
Il messaggio subliminale diretto a Roma è chiarissimo: cara Italia, la circostanza che Paolo Gentiloni sia diventato Commissario agli Affari economici non ti autorizza a pensare di poter fare deficit in libertà, nonostante quel che racconta Giuseppe Conte. Un conto è ragionare sulle regole – come correttamente fa il Quirinale – un conto è pretendere la modifica del Patto, come ventila il presidente del Consiglio.
In più, la Von der Leyen rimarcando la gaffe diplomatica fa anche notare che se davvero vuoi arrivare ad ottenere maggiore flessibilità di bilancio non deve essere l’Italia ( con il secondo debito pubblico d’Europa) a chiederla. Ma deve far partire l’iniziativa da altri Paesi. Magari proprio dalla Germania che sta sfiorando la recessione e che sta pensando ad un fondo extra bilancio per finanziare gli investimenti. Oppure, far assecondare dalla Francia l’ipotesi di un congelamento delle regole del fiscal compact sul debito.
In compenso, e per addolcire la pillola della rampogna a Conte, la Von der Leyen ha sottolineato che la «riforma del Trattato di Dublino ( sull’immigrazione) deve essere avviata e ne parleremo con molto impegno. E’ uno dei punti fondamentali del nostro programma, anzi una vera priorità». E per essere più chiara, ha spiegato che la «riforma di Dublino è una questione che riguarda la solidarietà, che per definizione non può dipendere da una posizione geografica. Non può essere la base – ha proseguito – sulla quale un Paese si deve assumere maggiori responsabilità, per esempio, sull’arrivo dei migranti».
Esattamente quel che chiedeva Salvini. E chissà se al leader della Lega sia venuto qualche rimorso per non aver votato la tedesca alla guida della Commissione. Abbracciando così in toto la causa del sovranismo. Ma isolandosi dal resto d’Europa.