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Ricco, ricchissimo, politicamente vergine e stretto amico di Vladimir Putin: sembrano essere questi i requisiti minimi per entrare a far parte dell’amministrazione americana prossima ventura. Dopo aver bruciato nomi del calibro di Rudy Giuliani e Mitt Romney, ieri il presidente eletto Donald Trump ha svelato che proporrà come suo Segretario di Stato l’attuale amministratore delegato della Exxon Mobile, Rex Tillerson. Sessantaquattro anni, ovviamente texano e attuale capo dei boy scout americani, Tillerson dovrà guadagnarsi l’approvazione del Senato per succedere ufficialmente a John Kerry. Approvazione non scontata, dato il vespaio che la sua nomina ha sollevato anche all’interno del partito repubblicano: « Il fatto che abbia ricevuto un riconoscimento da un macellaio deve farci riflettere » ha detto John McCain, senatore ed ex candidato repubblicano fra i più pronti a criticare le mosse di Trump. McCain si riferisce alla profonda amicizia, sia umana che imprenditoriale, fra il presidente russo Putin e il petroliere texano. Nell’ottobre 2013, Tillerson è stato inserto nell’Order of Friendship della Repubblica russa, una delle massime onorificenze che il Cremlino riserva agli stranieri. Tillerson se l’è meritata per l’accordo siglato nel 2011 che permise alla Exxon di aver accesso alle immense riserve petrolifere del mare Artico in cambio della partecipazione della Rosneft, la compagnia di stato russa, alle operazioni della Exxon in giro per il mondo. Un accordo da oltre 300 miliardi di dollari che le sanzioni internazionali contro la Russia per l’invasione della Crimea hanno bloccato. Tillerson, ovviamente, è stato fra i più agguerriti nemici di quelle sanzioni, tanto che Pu- tin lo ha ringraziato definendolo « uno fra gli amici più stretti che ho in America » .
Nominare un uomo con questo background in un momento in cui la Cia accusa il Cremlino di aver interferito nelle elezioni Usa a favore di Trump, è l’ulteriore segnale del disinteresse che il presidente eletto riserva alle pratiche comuni del fare politica. Tillerson inoltre entrerebbe a far parte di un’amministrazione già piena di milionari, grazie ai suoi 233 milioni di dollari in azioni della Exxon che se dovesse diventare Segretario, diventerebbero un pesante conflitto di interessi. Capitale che potrebbe anche aumentare se il futuro Segretario di Stato riuscisse a far abolire le sanzioni alla Russia.
Ma quali sono le visioni di Tillerson sulle altre determinanti questioni estere di Washington? In un intervento al Council Foreign Relations del 27 giugno 2012 in veste di capo della Exxon, Tillerson ha detto di essere consapevole del problema del cambiamento climatico. Questo non stupisce, dato che è stato proprio lui a cambiare la visione della Exxon, che fino al 1977 aveva negato il riscaldamento globale e aveva sponsorizzato più di uno studio negazionista. Tillerson invece ha sostenuto sempre la Carbon Tax e ha riconosciuto che « l’aumento delle emissioni di CO2 nell’atmosfera porterà al suo riscaldamento. La questione - ha però sottolineato - è predire quanto sarà pesante questo impatto. Da questo dipenderà quali decisioni dovremo prendere per contrastarlo. E comunque - ha concluso - ci sono molte altre priorità più impellenti da affrontare, come la povertà e la fame nel mondo » .
Non avendo alcun precedente nella pubblica amministrazione anzi, nessun precedente in altro posto sia la Exxon dove lavora da 41 anni, è difficile analizzare il Tillerson pensiero. Alcuni indizi si trovano ancora nel discorso del 2012, quando ha legato la sua visione di politica estera americana al commercio di risorse energetiche: « Dovremo renderci indipendenti dal petrolio e dal gas del Medio Oriente. - ha detto Tillerson - Il problema è che gli Stati Uniti non sono in Medio Oriente solo per quello, ma anche per molti altri interessi. E se non abbandoniamo l’area, altri ossia la Cina - prenderanno il nostro posto. Questa sarebbe un fatto positivo o negativo per noi? Beh - ha concluso Tillerson in quell’occasione - non sono così esperto da saper rispondere » .