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Il delitto di Aci Trezza
Contesti umani, sociali e politici completamente differenti ma uniti dal filo nero dell’odio per le donne. Dall’Afghanistan all’Italia, la fobia per la libertà e l’indipendenza femminile prende corpo nella violenza cieca e brutale contro “l’altra metà del cielo”, che molti maschi vorrebbero vedere sepolta in terra. E spesso ci riescono.
A Kabul la nuova dittatura teocratica dei talebani è una mannaia che si sta abbattendo sui diritti, sui corpi e sul futuro di qualsiasi donna; frustate e bastonate se non indossano il velo, allontanate dalle scuole, dai posti di lavoro, e persino assassinate se hanno l’ardire di rifiutare la legge del padrone. I nuovi signori dell’Afghanistan dicono di essere cambiati, che ci sarà spazio per le donne, ma nessuno gli crede, in particolare non gli credono le afghane, letteralmente terrorizzate dalla stretta integralista che i talebani stanno preparando. Sono centinaia le segnalazioni di abusi nei confronti delle donne che in questi giorni provengono dal paese dell’Asia centrale finito in mano ai fanatici, In molte si sono rimesse il Burqa e sperano di passare inosservate, altre sono state violentate e frustate, altre ancora uccise a sangue freddo.
Il delitto di Aci Trezza
Come è accaduto, alle nostre latitudini, a Vanessa Zappalà, la 26enne assassinata con diversi colpi di arma da fuoco mentre passeggiava in compagnia di amici sul lungomare di Aci Trezza, in provincia di Catania. La polizia ha poi ritrovato ex fidanzato Antonino Sciuto (che aveva precedenti per stalking e atti persecutori) in un terreno agricolo dello zio. Si è tolto la vita impiccandosi: i suoi conoscenti affermano che non ha digerito l’ultima decisione di Vanessa, che lo aveva lasciato il mese scorso.
In Afghanistan avrebbe avuto la legge dalla sua parte, in Italia fortunatamente c’è lo Stato di diritto anche se il fatto che una donna sia libera di scegliere il proprio partner o di restare single a suo piacimento è qualcosa che manda fuori di testa migliaia di uomini. Che spesso si trasformano in aguzzini violenti e puerili, incapaci di incassare il rifiuto, di fare i conti con i fallimenti sentimentali, convinti che la loro partner sia una proprietà privata, che il “tradimento” sia un’onta da mondare con il sangue, come accadeva nei tempi bui del delitto d’onore o quando l’adulterio era un reato penale.
Nel solo mese di agosto in Italia sono state quattro le donne assassinate dai loro compagni, 38 dall’inizio del 2021. lo scorso anno le cifre erano ancora più inquietanti con 112 omicidi, uno ogni tre giorni.
Le altre vittime di femminicidio
Oltre a Vanessa Zappala, Marylin Pera (39 anni) è stata uccisa a Pavia con decine di coltellate mentre si trovava nel bagno di casa, Silvia Manenti (48 anni) di Monterotondo Marittimo ha invece perso la vita con un solo colpo di coltello alla gola da parte del marito, mentre Shegushe Paeshti, 54enne di origini albanesi, è stata strangolata dal consorte a Cazzago San Martino ( Brescia) che poi si è suicidato, La dinamica è quasi sempre la stessa; mariti, ex mariti, a volte persino padri, che pensano di vivere in un eterno medioevo e di avere diritto di vita e di morte sulle “loro donne”.
Una piaga che attraversa tutte le culture e tutte le classi sociali che politica non sembra avere i mezzi per debellare. Le campagne contro la violenza sulle donne promesse in questi anni dai governi e dalle stesse Nazioni Uniti non riescono a sradicare questa cultura selvaggia e patriarcale e gli arsenali giuridici messi in campo, con politiche che puntano sull’inasprimento delle pene introducendo l’aggravante di femminicidio non hanno dato alcun risultato tangibile e non funzionano come deterrente.
I talebani di Occidente non rivendicano nessuna legge coranica e nessuno Stato religioso che metta le donne in un angolo, non c’è alcuna ideologia da sbandierare e nessun codice “morale” per cui battersi, il dominio maschile sul “sesso debole”, l’idea di poter disporre a piacimento del corpo delle donne è semplicemente una condizione psicologica naturale, probabilmente un residuo di un’epoca che appartiene a un passato che non passa e che continua a insanguinare il presente.