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Dunque, possiamo dire che domani nasce ufficialmente un nuovo partito?
Questo è un movimento, i partiti in giro non mancano. Ma è evidente che al momento del voto - bisognerà vedere con quale modalità - Campo progressista sarà presente.
Magari in coalizione col Pd?
Il Pd, che noi consideriamo uno dei soggetti della coalizione ampia di centro sinistra, adesso deve fare il suo congresso e alla fine vedremo quali saranno i risultati. Noi lavoreremo per unire, a differenza di ciò che è accaduto negli ultimi anni.
Quanto dipende il futuro di Campo progressista dall’esito della battaglia interna al Pd?
Zero. Qualunque sia l’esito del loro congresso noi siamo intenzionati a dimostrare che si può tentare di ricostruire un’area attraverso una fusione calda di storie diverse. Basta con le fusioni fredde originate solo dalla rincorsa del potere.
Lei parla di fusioni ma per ora a farla da padrone nel centro sinistra sono le scissioni. Crede sia davvero possibile ricucire gli strappi recenti?
Penso proprio di sì. Perché non andremo molto lontano se continueremo a dividerci su questioni spesso personalistiche, significherebbe mettere il Paese nelle mani dei 5 stelle o di una destra a trazione salviniana. L’idea è che un uomo normale come Pisapia, che usa il linguaggio della persona perbene ed equilibrata, possa fare la differenza lavorando per unire.
In un contesto in cui sono in molti ad urlare crede che il garbo paghi da un punto di vista elettorale?
L’Italia può anche decidere di suicidarsi. Ha pagato la gara a chi fa la faccia più feroce? Non mi pare. Anche le rottamazioni promesse avvenivano sulla base di sicurezze che sono apparse talvolta come delle sicumere, delle pretese. Abbiamo bisogno di un po’ di normalità.
È normale, ad esempio, il dibattito interno al Pd?
Non c’è bisogno che io aggiunga commenti, ci pensano da soli ( dice sorridendo, ndr). Basta aprire i giornali per rendersi conto del livello dello scontro. In questa fase, emerge l’equilibrio di Orlando, domani magari non sarà più così.
Sta dicendo che solo Orlando può garantire la “normalità” del confronto?
No, noi non ci mettiamo a tifare per qualcuno, tifiamo solo perché il dibattito all’interno del Pd torni a essere serio in modo da determinare una grande partecipazione. Perché, da quello che si legge, sembra che l’orientamento dei cittadini sia di non andare a votare alle primarie, significa che la qualità del dibattito non è adeguata.
Colpa dello scontro tra Renzi ed Emiliano?
Preferisco chi non usa toni altisonanti e sono diffidente nei confronti di chi usa il linguaggio di Grillo. All’idea che il populismo si batta facendo i populisti non ci credo. E quando Emiliano arriva a proporre l’eliminazione degli stipendi per i politici, mi rendo conto che siamo un po’ lontani dalla mia concezione del mondo e dalle mie origini popolari.
Strizzare l’occhio al populismo è stato anche il “peccato originale” di Renzi?
L’idea stessa della rottamazione è populista: dividere le persone su base generazionale senza altri argomenti. Il populismo ci porta solo in un vicolo cieco, come è successo a Roma, dove i cittadini hanno scelto Raggi solo per vendicarsi della politica.
Oltre al garbo, quando potremo conoscere il programma di Campo progressita?
Dopo giorno 11 daremo vita alle officine del programma. Chiameranno a raccolta le persone in tutta Italia con l’obiettivo di discutere per un paio di mesi dei problemi del Paese: ci vuole tempo per ragionare insieme. Ma abbiamo già idee molto chiare su tanti temi, a partire dal lavoro e dai voucher che si sono trasformati in una sorta di sfruttamento legalizzato.
Lei, un ex democristiano, lavora insieme a Giuliano Pisapia per far nascere il Campo progressita. Ma allora avevano ragione i “marxisti per Tabacci” a sostenerla?
I marxisti per Tabacci hanno ragione per definizione. Sulla mia storia democristiana dico solo che la Dc ha condotto l’Italia al progresso dopo il disastro della guerra. Quello un partito capace di interpretare il sentire popolare profondo del Paese.