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«Bonacini ha fatto bene e io non vedo perché cambiare candidato. Ma dico, facciamo un passo alla volta». Dario Franceschini torna sul rebus della coalizione giallo- rossa alle Regionali, accendendo i riflettori sull’Emilia Romagna. Il ministro dei Beni culturali non vuole forzare la mano con gli alleati di governo, ma il Pd non può accettare di rinunciare al governatore uscente di una storica roccaforte.
Maglio sedersi attorno a un tavolo e studiare coi grillini tutte le soluzioni possibili. Anche perché il fronte pentastellato non sembra affatto compatto. Se la reggiana Maria Edera Spadoni, vice presidente della Camera, come precondizione per il confronto un passo indietro di Bonaccini, il cesenate Andrea Bertani, capogruppo M5S in Regione, non sembra altrettanto assertivo.
«L’importante è la discontinuità forte sui temi. Se ci si vuole ragionare, questo è il momento», ha dichiarato il più possibilista Bertani. «Certo, è complicato ragionare con chi fino ad ora ha portato avanti temi che non abbiamo condiviso», ammette il capogruppo pentastellato, evitando però di chiudere porte in faccia.
La questione resta comunque complicata, e per trovare il bandolo della matassa bisognerà probabilmente utilizzare argomenti convincenti.
Potrebbe essere utile allo scopo, ad esempio, mettere sul piatto della bilancia la “testa” di altri governatori dem uscenti in cambio della conferma di Bonaccini. E il presidente della Calabria, Mario Oliviero, potrebbe rientrare in questo gioco di contrappesi. Zingaretti potrebbe decidere di rinunciare a un proprio candidato al Sud solo in cambio di un’adeguata contropartita in Emilia.