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«Non sono affatto entusiasta della riforma delle intercettazioni telefoniche, anzi sono molto preoccupato per la sua corretta applicazione», dichiara il procuratore di Milano Francesco Greco intervenendo ieri ad un dibattito sulla nuova disciplina degli ascolti al Palazzo di giustizia del capoluogo lombardo. Con una premessa: «Io ho sempre fatto poche intercettazioni, anzi quando ho iniziato a lavorare in Procura se ne facevano molte meno rispetto ad ora e, forse, i risultati investigativi erano anche superiore agli attuali».
La norma, approvata lo scorso dicembre, entrerà in vigore il prossimo 11 luglio. Una data che spaventa il procuratore di Milano «Ad oggi non è ancora chiaro come dovranno essere gestiti questi archivi riservati, cioè dove saranno materialmente conservate le intercettazioni in attesa che vengano scartate quelle ritenute irrilevanti per le indagini», prosegue Greco, evidenziando che fino ad adesso gli uffici non sono stati dotati dei software necessari per elaborare questa grande mole di dati.
Da luglio si renderà anche necessario creare uno spazio dedicato dove gli avvocati potranno ascoltare le intercettazioni. Un luogo che dovrà essere adeguatamente sorvegliato, con un controllo degli accessi, e che dovrà avere diverse postazioni destinate ai difensori.
Le nuove regole prevedono che i difensori delle parti possono ascoltare le registrazioni con apparecchio a disposizione dell’archivio, ma non possono ottenere copia delle registrazioni. «Cosa faremo - si domanda Greco - se un avvocato prende degli appunti? Oppure registra con lo smartphone?». C’è il problema di uniformare le disposizioni operative su tutto il territorio nazionale.
Senza contare che non è chiaro cosa accadrà con le intercettazioni disposte a cavallo dell’ 11 luglio. Il rischio è che si determini una confusione applicativa fra la nuova e la vecchia normativa. «Abbiamo fatto molte riunioni in questi mesi al Ministero della Giustizia ma l’impressione è che non sia chiaro a chi deve gestire questa riforma come funzioni effettivamente l’attività di intercettazione», prosegue il procuratore.
Il problema di fondo, poi, è quello già evidenziato dal presidente dell’Associazione nazionale magistrati Eugenio Albamonte relativamente allo «strapotere valutativo della polizia giudiziaria» di trascrivere le intercettazioni ritenute rilevanti ai fini delle indagini.
«Io mi fido della polizia giudiziaria, come procuratore devo fidarmi, ma si sta attribuendo una responsabilità troppo grande alla pg: il maresciallo che materialmente procede agli ascolti, ha il giusto know how tecnico investigativo per capire quale intercettazione è rilevante e quale no?», si domanda Greco, invitando il governo ad intervenire, modificando il testo o rinviando l’entrata in vigore della norma.