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Mentre la nave Alan Kurdi della Ong tedesca Sea Eye è da ieri a poche miglia da Lampedusa, in attesa di sapere dove potrà sbarcare i 40 migranti soccorsi mercoledì Open Arms ha recuperato 52 migranti che si trovavano su una nave al largo della Libia.
Minori a bordo Tra i 40 della Alan Kurdi ha reso noto la capo missione Barbara Held, ci sono tre bambini, tra i quali uno di tre anni con una ferita di 10 cm sulla spalla causata da un’arma da fuoco, e due donne, una delle quali è incinta.
Ci sono anche due sopravvissuti al raid aereo che lo scorso 2 luglio ha ucciso almeno 50 persone nel centro di detenzione di Tagiura, a est di Tripoli. La Held ha sottolineato che molti migranti hanno raccontato di “terribili esperienze” in Libia: «Stiamo andando a Lampedusa e spero che troveremo un porto sicuro che certamente non è in Libia».
Tripoli non è un porto sicuro L’Ong ha infatti ricevuto dalla Guardia costiera libica una mail, che la invitava ad «andare a Tripoli, come porto sicuro», un invito rispedito al mittente: «Obbediremo al diritto internazionale e non riporteremo nessuno in un Paese in guerra civile. La Libia non è sicura!», ha twittato Sea Eye. «La gente soccorsa ci ha detto che prima di tornare in Libia preferirebbero affogare in mare. Non lasceremo che ciò accada», ha spiegato la Held in un video su Twitter.
Il solito copione Ma da parte del ministro dell’Interno italiano è arrivata una risposta chiara: «Ci risiamo. L’ong tedesca se ne frega delle autorità internazionali».
Il capo del Viminale, che ha firmato un divieto d’ingresso nelle acque italiane per la nave, aveva già avvertito che «se la ong ha davvero a cuore la salute degli immigrati può far rotta verso la Tunisia: se invece pensa di venire in Italia come se niente fosse ha sbagliato ministro».
Dal Viminale si apprende: «Berlino ha comunicato alla Commissione europea, che ha informato Roma la disponibilità ad accogliere alcuni degli immigrati sbarcati dalla Gregoretti, a patto che l’Italia faccia subito scendere le 40 persone a bordo della Alan Kurdi».
Salvini attacca: «Si tratta di un vero e proprio ricatto», altri Paesi europei non possono considerare l’Italia «il loro campo profughi. Non è più così, non accettiamo ordini e invasioni».