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Il pienone di Piazza San Giovanni a Roma le ha galvanizzate, ma le sardine non cambiano strada: nessun partito e nessuna lista nè in Emilia Romagna nè in Calabria, ma ancora manifestazioni sul territorio e l’obiettivo di dare «attenzione alle zone periferiche, alle piccole città e alle località di provincia. Uno degli obiettivi delle Sardine fino a fine gennaio sarà raggiungere il più possibile territori che, spesso perché in difficoltà, si sono rivelati più vulnerabili ai toni populisti».
Gli occhi della politica, però, rimangono puntati sui ragazzi di Mattia Santori e sulle loro prossime mosse. Se dalla galassia 5 Stelle arriva solo silenzio, i dem - secondo un sondaggio il 46% delle sardine vota Pd - continuano a rimanere alla porta, attenti a non mettere il cappello su un movimento appena nato ma di intercettarne almeno in parte le istanze. A partire dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che ha ribadito che «Bisogna smettere di chiedere troppe corse alle Sardine. Ho visto che qualcuno chiede più politica, ma va bene così. È una esplosione di forza democratica, dovremmo applaudire e capire la enorme valenza delle piazze che cantano Bella ciao. Chi non capisce la potenza rivoluzionaria di questo non ha capito niente della vita».
Sulla stessa linea anche il ministro Dario Franceschini, secondo cui «Le sardine ci mostrano un popolo, e ci indicano una strada» ed «è importante che nessuno abbia la tentazione di metterci il cappello. Ma queste piazze sono già comunità» . Una richiesta nel manifesto di sei punti presentato dopo la riunione allo Spin Time Lab di Roma, però, ha solleticato soprattutto la componente Pd legata all’ex presidente, Matteo Orfini.
L’unica richiesta “politica” delle sardine, infatti, è di «rivedere il concetto di sicurezza, e per questo di abrogare i decreti sicurezza attualmente vigenti. C’è bisogno di leggi che non mettano al centro la paura, ma il desiderio di costruire una società inclusiva, che vedano la diversità come ricchezza e non come minaccia».
Per questo Orfini e la parlamentare modenese Giuditta Pini, da sempre in prima fila sia contro i decreti sicurezza di Salvini che contro la chiusura dei porti, hanno fatto sapere di aver depositato due proposte per abrogarli. «Ieri e oggi tutti i dirigenti del Pd si sono complimentati, giustamente, con le sardine che sono riuscite a riempire Piazza San Giovanni. La piazza ha chiesto tra le altre cose l'abrogazione dei decreti sicurezza. Alla Camera sono state depositate le proposte mie e di Matteo Orfini per abrogarli. Immagino quindi che avranno il sostegno di tutto il partito. Votiamole e abroghiamoli. Non ci sono più scuse», ha scritto Pini.
L’iniziativa potrebbe aprire un grosso dilemma nel gruppo dem: portare avanti l’abrogazione sarebbe una mano tesa verso la piazza, ma aprirebbe un problema al governo, dove i 5 Stelle e soprattutto il capo politico, Luigi Di Maio, ha sempre rispedito al mittente qualsiasi richiesta anche solo di annacquamento delle previsioni in materia di sicurezza e migranti approvate dal governo Conte I. Le preoccupazioni pentastellate sono dei non detti espliciti: Di Maio teme l’ennesimo assist a Matteo Salvini e di dare il via a qualche altra fuga di parlamentari grillini verso il gruppo del Carroccio.
Al netto degli intrecci politici e delle strategie opposte dei due partiti alleati, la domanda rimane sospesa: cosa venga, dopo le manifestazioni di piazza e il volano di simpatia che il movimento si è attirato. Le sardine lo sanno e chiedono tempo. «Capiamo l’urgenza di avere risposte ma ribadiamo che queste, invece, possono maturare solo con il tempo, e con la costruzione di un percorso condiviso che continuerà a rafforzarsi nelle prossime settimane», si legge sulla loro pagina Facebook.
I dati, tuttavia, rischiano di spaventare proprio il mondo politico che le sardine dovrebbero incarnare: dati alla mano, i sondaggi mostrano come una eventuale partecipazione delle sardine al voto toglierebbe voti solo a 5 Stelle e Pd, andando a “pesare” tra il 4,5% e l’ 11%, ma non scalfirebbe in alcun modo il blocco sovranista. Di qui, dunque, la preoccupazione: che le sardine nuotino in un mare già parecchio affollato, e allora i partiti potrebbero trasformarsi da osservatori benevoli in squali.