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Il 29,8, per cento degli aventi diritto si è recato al seggio per votare al referendum. È questa la fotografia scattata alle 19 dal ministero dell'Interno. L'affluenza maggiore si registra in Valle D'Aosta (il 44,3 per cento) dove si vota contemporaneamente per le Regionali, segue il Trentino Alto Adige col 41. Poi le altre Regioni in cui si rinnovano anche i Consigli regionali: il Veneto col 39,2 per cento, la Toscana (38,2), le Marche (36,6) e la Liguria col 35,4. Alle 12 si era recato al seggio poco più del 12 per cento degli aventi diritto. In un seggio di Missaglia (Lecco) uno scrutatore avrebbe accusato sintomi influenzali tanto che il Comune ha applicato il protocollo chiedendo l’isolamento anche per gli altri scrutatori, presidente e segretario chiudendo completamente il seggio per le operazioni di bonifica e sanificazione. Si vota oggi dalle fino alle 23 e domani dalle 7 alle 15. Sono 51 milioni gli elettori chiamati al voto per confermare la riforma costituzionale che modifica il numero dei parlamentari, portando i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Gli elettori di Valle d’Aosta, Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Campania e Puglia sceglieranno anche il loro prossimo presidente di Regione e i consigli regionali. Ma dal Viminale precisano: «Le prefetture ci hanno comunicato il regolare insediamento dei seggi in tutta Italia», spiega Caterina D’Amato, direttore centrale dei servizi elettorali del ministero dell’Interno. «Ci sono state delle criticità i sindaci e le amministrazioni comunali hanno lavorato per potere sostituire gli scrutatori e i presidenti». Il “taglio dei parlamentari” modifica gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione, è stato approvato con un’ampia maggioranza in Parlamento ed è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il 12 ottobre 2019. Battaglia storica del Movimento 5 stelle, la riforma è sostenuta anche da Lega, Fratelli d’Italia e Partito democratico, mentre, almeno nelle intenzioni di voto, Forza Italia, Italia Viva e Leu hanno lasciato libertà di scelta. Contrari Azione e + Europa.I sostenitori del Sì si dividono tra chi è convinto che la riforma possa essere un primo passo verso la semplificazione e la maggior efficacia del Parlamento e chi ne fa una questione di risparmio, calcolato dall’Osservatorio conti pubblici dell’Università Cattolica guidato da Carlo Cottarelli in 57 milioni di euro all’anno. I sostenitori del No puntano sul fatto che senza la certezza di quei “correttivi” necessari a garantire la rappresentanza dei territori e la funzionalità di Camera e Senato, il taglio è uno strumento di pura demagogia nelle mani di chi, come il Movimento 5 stelle, aveva promesso di “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”. Tutte le rilevazioni danno il Sì in netto vantaggio, con il No in leggera ma costante rimonta.