«Alle ondate di caldo sempre più forti prodotte dai cambiamenti climatici non sono immuni neanche le carceri che, sempre di più, dovranno far fronte anche a questa variabile che può mettere a rischio la salute e la dignità delle persone detenute e degli operatori». A dirlo è stato
Patrizio Gonnella - presidente di Antigone - durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto di metà anno dell'associazione che, dal 1991, si occupa di tutela dei diritti nel sistema penale e penitenziario. Un rapporto che, a partire dal titolo "La calda estate delle carceri", ha al suo centro anche questa questione.
In Lombardia in alcuni casi si riscontra un tasso di affollamento del 150%
Antigone denuncia che le carceri italiane non sono attrezzate per affrontare il caldo che ormai negli ultimi anni stiamo vivendo. Il sovraffollamento rappresenta un problema evidente. In carcere si sta stretti e nelle celle e nelle sezioni ci sono più detenuti - in alcuni casi molti più detenuti - di quanti ce ne dovrebbero essere.
Il tasso ufficiale di affollamento a fine giugno era del 107,7%, con 54.841 persone recluse su 50.900 posti, anche se il tasso effettivo - conteggiando i posti letto realmente disponibili, che a luglio 2022 erano 47.235, è del 112%. In alcune regioni poi la situazione è ancora più difficile. In Lombardia, ad esempio, il tasso di affollamento è del (148,9%), mentre
ci sono ben 25 carceri dove si riscontrano tassi superiori al 150%, cioè dove ci sono 15 detenuti laddove ce ne dovrebbero essere 10. I casi più critici si riscontrano negli istituti di Latina, con un tasso di affollamento reale del 194,5%; Milano San Vittore, che con 255 posti non disponibili ha un tasso di affollamento del 190,1%; Busto Arsizio, con tasso di affollamento al 174,7%; Lucca, con 24 posti non disponibili e un tasso di affollamento del 171,8%; infine il carcere di Lodi, con un tasso di affollamento al 167,4%.
A Santa Maria Capua Vetere forniti 4 litri di acqua potabile al giorno
Il rapporto evidenza che alla questione affollamento si accompagnano anche questioni strutturali che riguardano gli istituti. In alcuni l’acqua viene razionata, come ad Augusta, oppure manca del tutto, come a
Santa Maria Capua Vetere, che nasce scollegata dalla rete idrica comunale. In questo istituto ai detenuti vengono forniti 4 litri di acqua potabile al giorno mentre per le altre necessità è utilizzabile l’acqua dei pozzi artesiani. Nel 2020 era stata aggiudicata la gara d’appalto e l’impianto idrico comunale è stato completato. Manca solo l’allaccio che deve essere effettuato dal Dap e che si prevede venga completato in autunno.
Nel 58% delle 85 carceri che l'osservatorio di Antigone ha visitato nel corso dell'ultimo anno c'erano celle senza la doccia, fondamentale per garantire igiene e refrigerio. Questo nonostante il regolamento penitenziario del 2000 prevedeva che ci fossero docce in ogni camera di pernottamento entro il 20 settembre 2005. Inoltre,
in poco meno della metà degli istituti ci sono celle con schermature alle finestre che impediscono il passaggio di aria. «Per combattere il gran caldo il Dap, con una recente circolare, ha autorizzato l’acquisto dei ventilatori nel sopravvitto. Si tratterebbe di ventilatori da tavolo da collegare alla rete elettrica, mentre in alcuni istituti si trovano invece ventilatori a batteria. Ma la loro disponibilità varia da carcere a carcere e, inoltre, il fatto che l'acquisto sia a spese dei detenuti fa sì che non tutti abbiano possibilità di comprarne uno», sottolinea l’associazione Antigone.
Dall'inizio del 2022 si sono registrati già 38 suicidi
Ma non solo il caldo in senso meteorologico è stato al centro del rapporto di metà anno di Antigone. Tanti sono i temi infatti che hanno bisogno di un'urgente attenzione. Uno dei tanti è quello che riguarda interventi relativi all'affettività e all'aumento del numero di telefonate che consentirebbero di prevenire i suicidi, vero e proprio dramma che riguarda le carceri. Nel 2022 infatti sono già 38 le persone che si sono tolte la vita in un istituto penitenziario. Una delle situazioni più drammatiche nel carcere di Pavia dove, in 9 mesi, si sono tolte la vita 5 persone detenute (sul finire del 2021 in tre si erano suicidati in poco più di 30 giorni).
In carcere ci si leva la vita ben 16 volte di più rispetto alla società esterna. «La caduta del governo ha portato ad un'interruzione del percorso di riforma che era stato iniziato, anche grazie al lavoro della Commissione per l'innovazione del sistema penitenziario guidata dal prof. Marco Ruotolo. L'auspicio - ha dichiarato Patrizio Gonnella - è che il prossimo governo sappia recuperare questo lavoro per affrontare i temi caldi che gravano sulle carceri italiane».
Sovraffollamento: secondi solo a Romania, Grecia, Cipro e Belgio
Il rapporto di metà anno di Antigone sottolinea che l’Italia si conferma tra i paesi con le carceri più affollate dell’Unione Europea, seconda solo a Romania, Grecia, Cipro e Belgio: secondo l’ultimo rapporto Space del Consiglio d’Europa, uscito lo scorso aprile con dati al 31 gennaio 2021, il tasso di affollamento ufficiale in Italia era a quella data pari a 105,5%, ben oltre la media dell’Unione Europea del 92,1%. A causa delle molte sezioni chiuse per ristrutturazione, il tasso di affollamento reale sfiorava il 114%. Sempre a quella data, il 31,1% dei detenuti nelle carceri italiane era presunto innocente, non avendo ancora una condanna definitiva. La media UE era pari al 24%, di oltre 6 punti inferiore.
I detenuti in attesa di primo giudizio restano in custodia cautelare nelle carceri italiane mediamente 7,6 mesi, dove la media nell’Unione Europea è pari a 5,2. Guardando al personale, se mediamente nelle carceri dell’Unione Europea vi è un poliziotto ogni 3,9 detenuti, in Italia ogni poliziotto deve occuparsi di solo 1,6 detenuti. Per quanto invece riguarda il personale che si occupa delle attività trattamentali, esso è il 3,6% del personale che fa capo alle amministrazioni penitenziarie in Unione Europea, mentre in Italia è il 2%.
Nel 2021 solo 565 indennizzi rispetto a 24.126 custodie cautelari in carcere
Tra i vari temi affrontati nel rapporto, campeggia quello dell’abuso della custodia cautelare. Ricorda che a maggio del 2022 è stata presentata la relazione del ministero della Giustizia in materia di misure cautelari personali e riparazione per ingiusta detenzione. Molti dati contenuti nella relazione risultano sorprendenti, anzitutto il fatto che la più restrittiva delle misure cautelari personali, la custodia cautelare in carcere, è anche la più diffusa, adottata nel 29,7% dei casi in cui nel 2021 si è ritenuto che fosse necessario applicare una misura, e la seconda misura più restrittiva, gli arresti domiciliari, è anche seconda per diffusione, scelta nel 25,7% dei casi. In pratica, guardando a questi numeri, rispettivamente 24.126 e 20.836, appare evidente che
le misure cautelari personali più utilizzate sono quelle che comportano maggiori limitazioni alla libertà personale, e quelle che ne comportano meno sono usate meno: l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria nel 15,8% dei casi, il divieto di dimora nel 5,6%, l’obbligo di dimora nell’8%. E questo nonostante proprio la legge n. 47 del 2015 abbia rafforzato il principio per cui le restrizioni alla libertà personale debbano essere il più possibile contenute. Antigone evidenza anche una anomalia sull’ingiusta detenzione. In Italia,
nel 2021, sono stati pagati poco più di 24 milioni per 565 indennizzi: come si spiegano a fronte di 24.126 misure di custodia cautelare in carcere dello stesso anno con le poche centinaia di indennizzi? «Abbiamo un sistema che non fa errori, e che non dispone quasi mai misure cautelari in violazione della legge o a carico di persone che verranno poi assolte o prosciolte? Pare non sia così», osserva Antigone.