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C’è un Italia che attualmente sembra non esistere, trascurata dai media, schiacciata dal “cattivismo” dei social. Eppure tra le pieghe del web emergono progetti come quello di http://www.welcomaps.org/ Un’idea nata da quattro amici ma soprattutto da professionisti di diversi settori che hanno cercato di coniugare il loro sapere con la possibilità di mappare l’Italia dell’accoglienza. Così Jacopo Franchi esperto di comunicazione digitale, Giuseppe Blasi ingegnere informatico che lavora nel campo della Cybersecurity Advisor; Luca Signori marketing specialist e Paolo Marenco presidente dell'associazione La Storia Nel Futuro e direttore di Aizoon, hanno dato vita a un progetto che rispecchia la passione per l'innovazione e per la tecnologia posta al servizio dell'uomo. Li abbiamo intervistati per capire dalle loro parole di cosa si tratta. Come nasce l'idea? Tutto è nato da un post di Paolo Marenco, uno di noi quattro, nel gruppo Facebook Italian Startup Scene. Da quel post è nata una bella discussione sulle modalità di utilizzo della tecnologia e degli strumenti digitali per l'accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo. Discussione che è poi proseguita, attorno a un tavolo del Bistrot della Stazione di Milano Centrale, dove abbiamo messo in comune le nostre competenze, idee, esperienze, e il desiderio di fare qualcosa per migliorare l'accoglienza nel nostro Paese. Da qui l'idea di Welcomaps, la prima mappa delle best practices di accoglienza in Italia e, prima o poi, anche del resto d'Europa e del mondo. Concretamente di cosa si tratta? In un'unica mappa, raccogliamo e rendiamo visibili tutte le storie e gli esempi positivi d'accoglienza del nostro Paese. Se fai del bene, in Italia, prima o poi ti ritrovi inevitabilmente a pensare di essere solo, e di lottare contro un muro di indifferenza, quando non di vera e propria ostilità: noi vogliamo far sentire meno sole queste persone, dando loro visibilità e favorendo la creazione di network solidali sul territorio. Qual è il vostro metodo di lavoro? Finora siamo andati noi alla ricerca di storie di accoglienza, pubblicate sui giornali locali o nazionali, anche nei piccoli e piccolissimi comuni italiani. Storie di cui ci si accorge spesso troppo tardi, e che grazie a Welcomaps possono acquisire visibilità e fungere da esempio per altri comuni impegnati sul fronte dell'accoglienza. Come prosegue il lavoro? Una volta individuata la storia, verifichiamo se necessario la sua veridicità (mettendola a confronto con altre fonti, ad esempio tramite le pagine locali sui social), e la aggiungiamo una per una alla mappa, geolocalizzandola e attribuendole un titolo in italiano e in inglese, insieme a un link di approfondimento. In poco più di tre mesi di lavoro preparatorio ne abbiamo accumulate finora un centinaio, su tutto il territorio nazionale. Quali margini di sviluppo può avere welcomaps? Welcomaps vuole essere un punto di riferimento per chi lavora o presta servizio volontario nell'accoglienza, e per i richiedenti asilo stessi. Vogliamo aiutare le diverse realtà (associazioni, no profit, amministrazioni comunali, privati cittadini etc.) in questo momento al lavoro in prima linea sul fronte dell'accoglienza ai richiedenti asilo e rifugiati a fare rete tra loro, conoscersi, scambiarsi esperienze e imparare le une dalle altre. Pensate che ci sarà bisogno di fondi da raccogliere in qualche modo? Non lo escludiamo a priori. Sarebbe utile avere un po' di disponibilità economica per realizzare un sito migliore, per farci conoscere più rapidamente e, perché no, anche per pensare a qualche tipo di ricerca più approfondita su quei comuni e quelle zone più evoluti dal punto di vista del modello d'accoglienza. Per ora, ci facciamo bastare il nostro lavoro. Fino ad ora qual è stato l’impatto della vostra idea? Molto positivo, per quanto riguarda l'idea. Finora abbiamo ricevuto alcune storie, dalla Liguria, dalla Sardegna e da altre parti d'Italia, ma vorremmo riceverne molte di più. Ci sono un sacco di storie che i giornali ignorano, perché una buona notizia non attira così tanti clic come una cattiva. Siamo sicuri che chiunque, in Italia, abbia almeno una bella storia d'accoglienza e integrazione da raccontare. Abbiamo attivato un indirizzo email e un form di contatto sul nostro sito (welcomaps.org) per chiunque voglia farcele conoscere. Pensate che il il vostro possa essere un contributo per un'idea di integrazione? Quello che stiamo imparando, facendo questo lavoro in maniera del tutto gratuita e disinteressata, è che non esiste un solo modello di accoglienza, ma che possono esserci tanti modelli positivi, da cui prendere esempio, a seconda del contesto in cui vengono calati: il modello d'accoglienza di Riace, ad esempio, è perfetto per ripopolare un piccolo comune altrimenti destinato allo spopolamento; per le città più grandi, o quelle di confine, evidentemente ci sarà bisogno di un modello diverso. Perchè l'iniziativa nasce proprio adesso? Perché c'è un grande bisogno di fare informazione vera, accurata, e non di parte, sul fenomeno migratorio di questi anni. Ci siamo resi conto, semplicemente parlando tra noi e condividendo le storie che ognuno di noi porta con sé dalla propria regione di provenienza (io sono emiliano, Giuseppe è calabrese, Paolo è ligure, e Luca è lombardo) che rispetto all'enorme copertura mediatica che viene concessa ad episodi di intolleranza e razzismo, ci sono decine e decine di storie di accoglienza positiva e di cittadini che si rimboccano le maniche per aiutare i richiedenti asilo e i rifugiati, e che ottengono poca o nessuna attenzione da parte dei giornali e delle televisioni. Noi arriviamo là dove le telecamere dei tg e dei programmi di intrattenimento (non li definirei "giornalistici") serali non avranno mai alcun interesse ad arrivare.