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Papa Francesco ha nominato presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano il magistrato Giuseppe Pignatone, l’ex procuratore di Roma in pensione da maggio.
«È un’esperienza del tutto nuova e straordinaria. Ringrazio il Santo Padre per la fiducia che mi onora e mi commuove», ha detto Pignatone.
«È un nuovo pezzo della mia vita - ha aggiunto - dopo 45 anni in Magistratura. Io spero di poter dare un contributo frutto di questa esperienza di professionalità molto variegate maturate nel settore penale. Certamente da parte mia ci sarà il massimo impegno. Sono estremamente onorato e grato al Papa. Cominceremo a lavorare in tempi brevi». Oltre ad aver guidato la procura di Roma, Pignatone ha guidato quella di Reggio Calabria.
Pignatone è il nuovo presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano.
La nomina è arrivata direttamente da papa Francesco. Dopo una vita dedicata alla lotta alla mafia, Pignatone dovrà provare a far luce nel groviglio dei misteri vaticani. La carriera dell’ex procuratore capo di Roma inizia in Sicilia, a Palermo. Dopo un periodo di “gavetta” passato ad assistere alle indagini di Falcone e Borsellino, Pignatone approda alla Direzione distrettuale antimafia come procuratore aggiunto, con il coordinamento di inchieste importanti culminate, nel 2006, con la cattura di Bernardo Provenzano, il boss che guidava Cosa nostra dopo la cattura di Totò Riina nel ‘ 93.
Cattura che gli valse la nomina di procuratore capo della procura di Reggio Calabria. E proprio lì, a Reggio, Pignatone ripropose lo schema investigativo siciliano per applicarlo alla lotta contro la ndrangheta.
Fu così che mise in piedi il “Crimine” un’inchiesta tesa a dimostrare l’esistenza di una cupola mafiosa calabrese. Il Crimine resse a metà. Con le loro sentenze i giudici diedero in parte ragione al magistrato ma le pene inflitte ai boss furono decisamente tiepide.
Ma quell’inchiesta gli valse la nomina di procuratore capo di Roma. E anche nella capitale Pignatone si mosse sullo stesso canovaccio investigativo. E così nacque “Mafia capitale”. Un’inchiesta ardita, aspramente contestata da molti giuristi e sostenuta da altri.
Il procuratore Pignatone voleva dimostrare l’esistenza di una cupola mafiosa romana. Ma il primo grado del processo escluse l’aggravante mafiosa, che venne invece confermata in secondo grado.
Oggi è in Vaticano dove, c’è da giurarci, avrà molto da fare.