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"È ancora irrisolta la necessità di una norma che limiti alle sole ipotesi di colpa grave la responsabilità di medici e operatori sanitari per eventuali reati di omicidio colposo e lesioni colpose collegati alla pandemia". Lo scrive in un intervento su 'La Stampa' Giuseppe Pignatone, ex procuratore capo di Roma e ora presidente del Tribunale del Vaticano. "Oggi ci troviamo in una situazione del tutto inedita - aggiunge - Basti pensare che non sappiamo ancora quasi nulla sul virus, sulle sue caratteristiche, sulle cure possibili per neutralizzarlo; soprattutto, il contagio può avvenire in qualsiasi luogo, a cominciare dalle famiglie o da un incontro occasionale, magari in un luogo di vacanza. Qualcosa di ben diverso, dunque, da un infortunio che avvenga in fabbrica, nei locali scolastici o in un ospedale". "La responsabilità penale a tutt'oggi prevista dal codice può essere esclusa o limitata solo da una nuova legge - sottolinea - È quindi chiaro che, se si verificheranno episodi di contagio in un ospedale, una scuola o una fabbrica, le procure della Repubblica saranno tenute ad attivarsi pur nella consapevolezza di un compito quasi impossibile, oltre che ingrato. Tra le richieste, ben comprensibili, delle vittime e la difficoltà di provare un nesso causale tra la condotta di un preside (o un medico, un datore di lavoro o di un prefetto) e l'eventuale contagio. Per di più con la piena consapevolezza, per i magistrati, di portare così avanti un'indagine percepita come sostanzialmente ingiusta dalla collettività".