PHOTO
Formazione di forze di sicurezza di paesi terzi, donazioni di elicotteri, navi per pattugliamento e veicoli, apparecchiature di sorveglianza e monitoraggio; sviluppo di sistemi di controllo biometrico; accordi per l'accettazione delle persone deportate. Investimenti militari enormi. E’ questa la direzione che ha preso l’Unione Europea. Il tutto finalizzato al controllo delle frontiere. L’ossessione di fermare i movimenti di migranti e rifugiati verso il vecchio continente, sta portando la Ue a scegliere le politiche di esternalizzazione dei confini come unica politica. Lo mette in luce un recentissimo rapporto pubblicato dal Transnational Institute e Stop Wapenhandel (Campagna olandese contro il commercio di armi) e rilanciato in Italia dalla Rete Italiana per il Disarmo e dall’ARCI. Controllare le migrazioni ad ogni costo ha avuto come risultato, non quello di esaurire definitivamente flussi di popolazione, ma di rafforzare regimi dichiaratamente autoritari e poco inclini al rispetto dei diritti umani. In questo senso il rapporto individua 35 paesi ai quali l’Europa attribuisce un ruolo fondamentale nelle politiche di esternalizzazione del controllo. Di questi, sono i dati a parlare, il 48% ha un governo autoritario e solo quattro possono essere considerati Stati democratici, il 100% pone rischi estremi o elevati per il rispetto dei diritti umani, il 51% è classificato come "basso" negli indicatori di sviluppo umano. La cooperazione ha riguardato in particolare la Turchia, Libia, Egitto, Sudan, Niger, Mauritania e Mali, con sostegno diretto dall'UE nel suo insieme ma anche da singoli Stati Membri, in particolare Francia, Italia, Spagna e Germania. A beneficiare di un tale movimento di denaro non sono stati di certo i migranti ma le aziende che producono armamenti. Gli investimenti hanno riguardato il particolare le tecnologie di sorveglianza, i vincitori dei contratti hanno realizzato profitti enormi.E’ il caso del colosso francese della produzioni di armi Thales, così come la conglomerata europea Airbus. Veridos, OT Morpho e Gemalto sono stati i maggiori fornitori di apparecchiature biometriche. Anche la Germania (con le imprese Hensoldt e Rheinmetall) e l’Italia (Leonardo e Intermarine) hanno fatto la parte del leone. Ma di particolare rilievo riveste il protagonismo delle aziende turche impegnate nel comparto difesa, Aselsan e Otokar hanno infatti aumentato notevolmente i propri introiti. Il rapporto però evidenzia come il controllo dei confini sia un buon affare anche per gli stati europei stessi che possono far lievitare il proprio settore pubblico. Ci sono poi organizzazioni internazionali, come Civipol in Francia, che forniscono consulenza, formazione e gestione dei progetti di sicurezza alle frontiere.