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Silenziosamente, senza il clamore e la scia di polemica cui questa maggioranza ha abituato l’opinione pubblica, il tavolo delle riforme costituzionali continua. Riforma elettorale in testa, ma anche altri disegni di legge quasi pronti per essere portati in aula. E una data, soprattutto: il 29 marzo, giorno del voto referendario per confermare la riforma costituzionale del taglio dei parlamentari, è la deadline per presentare in commissione la nuova legge elettorale. «Un’accelerazione voluta da tutta la maggioranza», ha precisato il capo delegazione del Partito democratico, il senatore Dario Parrini.
Che clima si è respirato al vertice di ieri?
Molto positivo, sono molto soddisfatto. E’ importante arrivare all’approvazione della legge elettorale e ieri si è deciso di accelerare soprattutto su quella, perchè è la riforma più decisiva tra quelle inserite nel programma del governo Conte 2, nonchè la condizione che noi abbiamo posto per dire sì alla riduzione del numero dei parlamentari. Su quella noi abbiamo fatto la nostra parte, ora tocca ai nostri alleati.
L’idea di portarla in commissione il giorno del referendum non è una concomitanza casuale, quindi.
Il legame tra legge elettorale e taglio dei parlamentari sta nel programma di governo, insieme ad altri interventi che servono a dare un senso a quella iniziativa. Per questo, il fatto di arrivare a mettere un punto fermo entro il referendum è molto opportuno: è una dimostrazione di serietà della maggioranza.
Come si schiererà il Pd al referendum confermativo sul taglio dei parlamentari?
Il mio giudizio è che abbiamo ottenuto un riequilibrio al taglio dei parlamentari e per questo io voterò sì. Gli organismi dirigenti del Pd daranno indicazioni, ma io, Dario Franceschini, Andrea Orlando e i capigruppo abbiamo depositato in direzione un ordine del giorno in cui si chiede che il partito sia per il sì. Gli alleati di governo, infatti, stanno mantenendo le promesse e la lealtà va riconosciuta.
Nessun dissidio interno alla maggioranza presente al vertice?
Il tavolo per le riforme costituzionali ed elettorale ha sempre funzionato bene e, in questi giorni di cronache piene di esempi di mal funzionamento dei vertici, rivendico la buona riuscita del nostro.
Sinergia anche con Italia Viva?
Sì, loro hanno spinto in particolare sull’accelerazione dei tempi. Esiste però accordo anche sulle altre riforme compensative, come il superamento della base regionale per Senato, passando alla base circoscrizionale; la riduzione del numero di delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica in modo che il taglio dei parlamentari non alteri gli equilibri; la parificazione dell’elettorato attivo e passivo per il Senato. Fatti questi passi, bisognerà iniziare a lavorare per introdurre nel nostro ordinamento la sfiducia costruttiva, per dare maggiore stabilità ai governi nel quadro di una legge proporzionale.
A proposito di legge elettorale, come funzionerà il Germanicum?
Niente nomi latini, per favore. Si chiama pdl Brescia e prevede una soglia di sbarramento al 5%, la ripartizione nazionale dei seggi, un diritto di tribuna piccolo ma importante per i partiti sotto la soglia ma che hanno ottenuto quozienti in un certo numero di regioni.
Perchè una soglia così selettiva?
Perchè questo favorisce la stabilità, riducendo la frammentazione che era invece prodotta dai collegi uninominali a un turno.
I sondaggi recenti non rischiano di influenzare il dibattito?
Sarebbe un errore enorme. La legge elettorale modifica le scelte di voto, dunque sarebbe assurdo giudicare questa riforma con gli attuali sondaggi. Nessuno sa, oggi, quali effetti potrà determinare la soglia del 5% sul comportamento degli elettori e sulle scelte dei partiti.
Dunque questa legge proporzionale è un compromesso accettabile?
Mi sembra il compromesso più avanzato possibile. Noi abbiamo provato a chiedere il doppio turno di coalizione nazionale sul modello dei sindaci, ma non era una posizione condivisa.
Addio vocazione maggioritaria?
Usciamo dall’ideologia: il peggior maggioritario non è meglio di un buon proporzionale. A mio giudizio il proporzionale con la soglia del 5% è meglio di tutti i maggioritari a un turno. E, con un proporzionale a soglia alta, la necessità di partiti a vocazione maggioritaria è più forte che mai.
Che fine faranno le coalizioni?
La realtà degli ultimi 25 anni ha demolito il mito dei sistemi elettorali che inducono coalizioni pre- elettorali, perché le coalizioni così costruite si sono sfasciate quasi tutte dopo il voto, e abbiamo visto nascere governi non scelti dagli elettori. In questa fase la riduzione della frammentazione post- elettorale è preferibile alla coazione a coalizzarsi prima del voto.