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Sembrava quasi impossibile ma la realtà si è incaricata di smentire le previsioni. In Israele sarà ancora Benjamin Netanyahu a governare il Paese. Per la quinta volta infatti “Bibi” esce vittorioso dalle elezioni. Missione fallita per il partito centrista Bianco-blu di Benny Gantz.
In realtà sia Netanyahu che lo sfidante hanno raccolto 35 seggi ma il peso delle due coalizioni che sostenevano i candidati è stato differente. Il blocco di formazioni di destra, che sostenevano il Likud, alla fine conta 65 seggi su 120 ( alla Knesset, il Parlamento israeliano, ne bastano 61 per avere la maggioranza) mentre Gantz può contare solo su 56 seggi. Così nonostante gli scandali, le accuse di corruzione e frode che inseguono Netanyahu dallo scorso febbraio, gli equilibri in Israele non cambiano. A questo hanno contribuito sicuramente le performance ottenute dalla galassia dei partiti d’ispirazione religiosa. Shas ha conquistato 8 seggi, analogo risultato quello di Torah unita. Il partito Israele casa nostra, dell’ex ministro degli Esteri, il “falco” Avigdor Lieberman, ha contribuito alla vittoria di Netanyahu e ha già chiesto che venga affidato l’incarico di formare il governo a quest’ultimo. Sotto le aspettative invece i risultati di Nuova destra, la formazione dei ministri Naftali Bennett e Ayelet Shaked che non raggiunge la soglia utile per entrare in parlamento del 3,25%.
Sul fronte opposto la sconfitta di Gantz non assume però il carattere della disfatta. Bianco- Blu infatti può comunque vantare circa un milione di preferenze e il candidato dell’opposizione, sostenuto da nomi pesanti come Gabi Ashkenazi ( ex capo delle forze di difesa israeliane) e dall’ex vice primo ministro di Netanyahu Moshe Ya’alon, ha dichiarato immediatamente che non si ritirerà dal dovere «di rappresentare oltre un milione di persone che ha chiesto qualcosa di differente. E’ una vittoria storica senza precedenti. Dobbiamo essere orgogliosi». Male la sinistra, anche se se alla Knesset fanno ingresso due liste arabe con 10 deputati in tutto, il fronte progressista composto dai Laburisti e da Meretz vede praticamente dimezzati i propri consensi rispetto alla precedente legislatura, un segno che denota come gli elettori non favorevoli a Netanyahu abbiano riposto le loro aspettative in Bianco- blu. Sebbene la questione palestinese abbia pesato meno di altre volte su queste elezioni, il risultato delle urne ha già provocato le reazioni preoccupate da parte dell’Olp. Lo testimoniano le parole della dirigente Hanan Ashrawi: «Purtroppo gli israeliani hanno in maggioranza votato per candidati impegnati ad arroccarsi nello status quo di oppressione, occupazione, annessione ed esproprio in Palestina» e ancora «l'agenda estremistica e militaristica, guidata da Netanyahu, è stata incoraggiata dalle politiche sconsiderate e dal cieco sostegno dell'amministrazione Trump in un'alleanza cinica».