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La tessera di socia onoraria realizzata dalla Camera penale di Roma per Nasrin Sotoudeh
di Giuseppe Belcastro* Nasrin Sotoudeh è un’avvocata iraniana che ogni giorno combatte con tenacia e passione per difendere i diritti dei più deboli, le donne, i bambini. Ogni giorno fronteggia a testa alta le insidie di un sistema che vorrebbe piegarla. È una paladina dei diritti umani che nel 2012 ha ricevuto dal Parlamento europeo il premio Sakharov per la libertà di pensiero. Ma è salita alla ribalta delle cronache giudiziarie per via della sua storia processuale, una storia che ha colpito il mondo intero, suscitando indignazione e proteste. Dei sette capi di accusa che le sono stati contestati a far data dal 2016 davanti al Tribunale rivoluzionario di Teheran, ben quattro hanno a che fare con la sua opposizione a vestire il velo: “Incitamento alla corruzione e alla prostituzione”, “impegnarsi apertamente in atti peccaminosi… apparire in pubblico senza un hijab”, “irrompere l’ordine pubblico” e “disturbare l’opinione pubblica”. I rimanenti tre (la “formazione di un gruppo con lo scopo di interrompere la sicurezza nazionale”, “diffusione di propaganda contro il sistema” e “raccolta e collusione per commettere crimini contro la sicurezza nazionale”) originano da attività svolte nell’esercizio della funzione professionale e includono l’appartenenza a gruppi per i diritti umani, come il Centro per difensori dei diritti umani e la Campagna Step by Step per l’abolizione della pena di morte. I processi che hanno prodotto le condanne, nel settembre 2016 e nel dicembre 2018, si sono celebrati in sua assenza; addirittura, nel 2016 le è stato impedito di accedere all’aula ove il processo veniva celebrato. In questo modo Nasrin Sotoudeh è stata condannata alla pena disumana di 148 frustate e 38 anni di carcere; per questo le vengono impediti i contatti con i suoi familiari; per questo le è stato impedito un processo equo. La Camera Penale di Roma, associazione degli avvocati penalisti della Capitale, che ha tra i suoi scopi quello la tutela dei diritti fondamentali, dei diritti civili e della dignità personale dell’imputato e del condannato, non può tacere di fronte a un simile accadimento, non solo perché la pena inflitta è di per sé inumana (è difficile immaginare che si possa sopravvivere a 148 frustate), ma anche perché la condanna è il risultato della criminalizzazione della funzione dell’avvocato, quale difensore dei diritti di tutti e in specie dei più deboli. Ed è per questo che proprio la Camera penale, su proposta della sua commissione Carcere, ha promosso una manifestazione di solidarietà nei confronti della collega iraniana, che si è tenuta stamattina davanti all’ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran ed alla quale gli avvocati penalisti romani sono intervenuti vestendo orgogliosamente la Toga con un fregio rosso in onore di Nasrin. Ed è sempre per questo che il Consiglio direttivo ha deciso di conferire a Nasrin Sotoudeh la tessera di socio onorario. Nasrin Sotoudeh è un avvocato come noi, da oggi anche nostra socia, e noi non intendiamo abbandonarla. *consigliere della Camera penale di Roma