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«Nel Mediterraneo c’è bisogno di salvezza, c’è bisogno di noi». Sui social parte l’appello di Mediterranea Saving Humans dopo la notizia, non ancora confermata, del naufragio di oltre 100 persone al largo della Libia, giunta ieri sera da Alarm Phone. Il servizio di soccorso telefonico nel Mediterraneo riporta le dramamtiche parole di un pescatore: «L’uomo ci ha detto di aver salvato tre persone e di aver visto molti cadaveri. I sopravvissuti parlano di oltre 100 persone a bordo. In questa fase non possiamo verificare queste informazioni ma temiamo che possa essersi verificata un’altra tragedia di massa».
SCONTRO SULLA OPEN ARMS E la notizia di una nuova strage arriva nei giorni della Open Arms, la nave ong che è al largo di Lampedusa da più di due settimane, con a bordo 107 migranti. Con una soluzione definita da più parti “incomprensibile”, ma apparentemente definitiva, sembra avviarsi a una conclusione il braccio di ferro tra l’Italia e l’Europa.
Oscar Camps, portavoce e fondatore della Ong spagnola, ha dovuto accettare l’offerta di far sbarcare i migranti nel porto di Minorca, nelle Baleari, dopo aver rifiutato di dirigersi verso il più lontano porto di Algeciras, inizialmente messo a disposizione dal premier Sanchez. L’ipotesi è che la nave venga scortata dalla Guardia costiera italiana fino al porto spagnolo più vicino, con la possibilità di trasferire delle persone a bordo delle navi militari messe a disposizione dal ministro Toninelli.
E mentre il Viminale lavora a una soluzione, cresce la preoccupazione per le condizioni dei migranti a bordo della nave, ridotti nel numero di 107 dopo lo sbarco dei 27 minori non accompagnati avvenuto qualche giorno fa. Come ha sottolineato la presidente di Emergency, Rossella Miccio, i migranti «vivono questo limbo con estrema fatica. Parliamo di persone che hanno vissuto momenti di violenza e soprusi che non riescono a capacitarsi di vedere la terraferma davanti a loro e di non poter sbarcare. Questo stimola momenti depressivi ma anche scatti di rabbia e di autolesionismo».
POLEMICHE SUI COSTI DEL TRASFERIMENTO «Basterebbe portarli presso l’hotspot di Lampedusa, struttura finanziata da fondi europei – prosegue Miccio - sarebbe una soluzione più economica, rapida ed indolore». L’appello di Emergency segue alle dichiarazioni di Oscar Camps, che aveva già sottolineato la difficoltà di rimettersi in mare verso la Spagna, in un viaggio che potrebbe durare circa 3 giorni: «Costerebbe molto meno noleggiare un Airbus con 200 posti per trasferire i migranti della Open Arms in Spagna piuttosto che mandare navi italiane di scorta.»
Il fondatore di Open Arms si dice “sorpreso” che la Guardia Costiera abbia offerto i mezzi necessari per il trasbordo dopo aver «appreso che la scorta all’Aquarius - la nave di Sos Mediterranee ed Msf scortata fino a Valencia nel dicembre 2018 nel corso di una vicenda simile - è costata all’erario pubblico 290mila euro solo per una nave delle due navi, la Diciotti».
LA SPAGNA SMENTISCE: NESSUN ACCORDO CON L'ITALIA Ma se la polemica si è concentrata nelle ultime ore sulle modalità e i costi del trasferimento, continua la tensione diplomatica tra Italia e Spagna, in uno scontro politico che ha coinvolto la stessa Ong catalana. Arriva da Madrid la smentita di un accordo tra i due Paesi, come suggerito dalla stessa Open Arms, mentre la vice premier spagnola,
Carmen Calvo, ha detto di non capire la posizione dell’organizzazione che avrebbe potuto dirigersi inizialmente a Malta ma ha preferito andare in Italia dopo la sentenza del Tar che ha permesso l’ingresso nelle acque italiane, e «che continua a rifiutare l’offerta del governo di Madrid di dirigersi verso il porto sicuro spagnolo più vicino», nonostante il divieto irremovibile del ministro Salvini, che insiste per svolgere l’intera operazione di trasbordo e trasferimento in mare per evitare che i migranti sbarchino a Lampedusa.
Le dichiarazioni di Calvo – che Open Arms ha definito una «una sceneggiata mediatica» – hanno dato il via a nuove reazioni politiche e posizioni contrastanti. Se Giorgia Meloni su facebook ha puntato il dito contro la Ong che avrebbe preferito dirigersi verso Lampedusa per «un chiaro disegno contro l’Italia, indebolita da un governo che fa il gioco di Ong e trafficanti di uomini», la ministra della difesa spagnola, Margarita Robles, ha attaccato in una conferenza stampa a Madrid la politica migratoria italiana, definendola «assolutamente xenofoba, al margine della Ue, con comportamenti contrari a quelle che devono essere le norme minime del diritto internazionale, comunitario e del mare».