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Sembrava una storia sepolta nella coscienza di un ex grande impero, invece la storia lavora in modo carsico e ciò che poteva apparire dimenticato torna alla superficie con violenza senza guardare in faccia nessuno. Non ha fatto eccezione nemmeno la Gran Bretagna che appare chiaro non aver fatto completamente i conti con il suo secolare passato coloniale. Così arriva a conclusione, nella maniera più eclatante possibile lo scandalo che ha Londra riguarda i diritti negati per intere generazioni di migranti caraibici arrivati in Inghilterra tra il 1948 e il 1971. Si chiamava Windrush la nave che trasportava i primi immigrati giamaicani e sbarcati in terra britannica. Con loro la speranza di una vita migliore, di affrancarsi dalla povertà delle ex colonie britanniche che avevano appena ottenuto l’indipendenza. Ma, appare chiaro oggi, le cose non andarono come si auguravano i migranti. Anni e anni di soprusi e la fine del sogno. La negazione di quei diritti di cittadinanza che invece erano stati promessi con l’istituzione del Commowealth. Una situazione che alla fine è scoppiata in questi giorni. Un dossier, portato alla luce dal quotidiano inglese The Guardian, ha rivelato come in un memoriale del 2017, indirizzato al Ministero dell’Interno si parlava esplicitamente di una quota minima di 12000 immigrati, considerati illegali e da espellere. Una vera e propria minaccia di deportazione anche perché la maggioranza dei migranti caraibici non avevano passaporto in quanto arrivati bambini, ciò ha dato luogo negli anni anche alla negazione di diritti fondamentali come l’assistenza medica. Nella stragrande maggioranza dei casi in mancanza di documenti era difficile provare il proprio status e il rischio di essere rimandati in una terra ormai sconosciuta è stato fortissimo. Dopo numerose proteste il caso però è esploso e a farne le spese è stata la ministra degli Interni Amber Rudd costretta alle dimissioni ieri sera dopo due giorni di feroci discussioni in Parlamento. La ministra ha sempre negato di essere a conoscenza della situazione ma poi è stata messa alle stretta dalle rivelazioni giornalistiche. Nonostante le scuse pronunciate davanti ai leaders dei 12 paesi del Commowealth rinuniti a Londra la sua posizione era ormai indifendibile e prestava il fianco all’opposizione laburista. La premier britannica Theresa May non ha potuto far altro che prendere atto di ciò che stava succedendo e ha accettato le dimissioni della Rudd, Una vittima da sacrificare sull’altare del governo anche perché lo scandalo riguarda la politica sull’immigrazione della stessa May.