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Il giorno dell'audizione della comandante Sea Watch Carola Rackete di fronte alla Commissione per le libertà civili, giustizia e affari interni (Libe) del Parlamento europeo, non è stata solo l'occasione per ricordare cosa successe questa estate a Lampedusa con la decisione drammatica di forzare il blocco di Matteo Salvini dopo 17 giorni in mezzo al mare. L'intervento si è trasformato in una vera e propria requisitoria nei confronti delle istituzioni europee che, secondo la comandamte tedesca, hanno permesso che ciò accadesse. «E' stata una vergogna» ha detto Carola, «l'unica risposta che ho avuto allora è stata da Tripoli, dove non potevo andare. In Europa, la culla dei diritti, nessun governo voleva 53 migranti. E' stata una vergogna. Le istituzioni mi hanno attaccata. Sono stata lasciata sola. I governi hanno eretto muri, come se sulla nave ci fosse la peste». La Rackete ha anche accusato l'Ue perchè nel Mediterraneo continua la strage di migranti « mentre l'omissione di soccorso e i respingimenti per procura sono diventati una pratica istituzionalizzata». Lo stesso accordo di Malta, al di la dei meccanismi di redistribuzione automatica, affidano ancora ai libici un compito di soccorso con le conseguenze che ormai sono note. Per questo Carola ha ricordato che «la necessità di affrontare la situazione dei salvataggi in mare a livello europeo, che non può essere lasciata a negoziati ad hoc». L'unica soluzione non deve essere rimandata ad una complicata e lunga riforma del Trattato di Dublino ma a «alla creazione di canali legali verso l'Europa». Nonostante i toni duri molti deputati europei si sono alzati e hanno cominciato ad applaudire sebbene chiamati in causa per le loro responsabilità. Un particolare che non poteva lasciare indifferente proprio Matteo Salvini il quale ha commentato: «Non mi sognerei mai di applaudire una comandante che, dopo aver aspettato deliberatamente 15 giorni al largo di Lampedusa per scaricare a tutti i costi degli immigrati in Italia, ha addirittura speronato una motovedetta della Guardia di Finanza mettendo a rischio la vita delle donne e degli uomini in divisa»