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«È una vergogna, è una vergogna, una vergogna. Non permetterò a nessuno di mettere in dubbio la mia onestà! A nessuno!». Il governatore della Calabria Mario Oliverio è un furia e proprio non ci sta a passare per amico degli amici dei mafiosi. Anzi, un’idea di quello che è accaduto se l’è fatta: «Io so solo che la mafia, quella vera, utilizza ogni strumento per fermare i suoi veri nemici». Insomma, le accuse che gli piovono dalla procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri sarebbero del tutto infondate e prive di ogni minimo indizio.
Governatore, quando ha saputo del provvedimento di “confino”? Ero in viaggio verso Roma. Avevo un appuntamento col ministro della salute per parlare dello stato drammatico della sanità calabrese e del commissariamento infinito che la sta massacrando, quando mi ha chiamato la guardia di finanza per la notifica del provvedimento. A quel punto sono tornato indietro a San Giovanni in Fiore. Per fortuna sono nel comune più vasto della Calabria, sono in un carcere col bosco.
Il presidente della commissione antimafia, Nicola Morra, ha chiesto le sue dimissioni... Prima di tutto vorrei sapere come mai il presidente Morra ha saputo dell’indagine prima del sottoscritto. Evidentemente ci sono nuovi potenti che custodiscono segreti e misteri. In secondo luogo rispondo a Morra che mai mi dimetterò. E non mi dimetterò perché lo devo ai cittadini calabresi e perché non voglio piegarmi a chi sta stravolgendo i principi costituzionali.
Il procuratore Gratteri sostiene che lei ha favorito una famiglia di imprenditori vicini ai clan... Sono accuse infamanti. Nella mia vita ho sempre agito col massimo della trasparenza, ho sempre combattuto la criminalità e le mafie con atti concreti e non con le chiacchiere. Per questo ho intenzione di reagire con tutte le mie energie e per questo ho iniziato lo sciopero della fame.
Possibile che in Regione le sia sfuggito qualcosa? Lo escludo, la gara è stata fatta prima che io arrivassi e il bando contestato è stato assegnato dalla giunta precedente. Io sono intervenuto solo successivamente. Ho solo fatto i sopralluoghi per verificare lo stato di avanzamento dell’opera. E quando, nel 2017, l’impresa aggiudicatrice è stata raggiunta da interdittiva, noi siamo andati in procura?
Dunque lei ha denunciato in procura che a sua volta l’ha denunciato? Forse Gratteri ancora non c’era? C’era, eccome. I miei dirigenti sono andati nei suoi uffici per concordare il commissariamento che è terminato con la realizzazione dell’impianto di Lorica, in Sila. E ora, dopo tanto tempo, mi arriva questa tegola. E’ assurdo.
Ci sono intercettazioni che dicono addirittura che lei fosse sotto ricatto... Un’altra assurdità. Sono cose riferite da altri, del tutto inventate. La verità è che si sollevano polveroni perché i polveroni sono i migliori alleati della vera mafia che utilizza tutti i poteri, e dico tutti, per affossare chi la combatte.
Anche pezzi di magistratura? Questo lo dice lei. Io dico solo che non ci sono poteri divini ma uomini in carne e ossa. Anche nelle procure.
Non pensa che in nome della lotta alla mafia, in Calabria ci sia una sorta di sospensione dei diritti e delle garanzie? Non voglio arrivare sul terreno dei complotti ma quello che mi è accaduto diverrà una battaglia per tutti. Per questo ho iniziato lo sciopero della fame, perché voglio luce e verità e perché deve affermarsi la giustizia. Sono stato educato alla cultura dei diritti fin da bambino e non voglio certo rinunciarci a 65 anni.