Assistenti sociali nel mirino in Lombardia: tre buste marroni con sei proiettili sono state infatti imbucate a mano, il 3 gennaio scorso, nella cassetta postale del Consorzio servizi alla persona di Lodi, a villa Braila. Le buste sono state rivenute da un’operatrice che ha subito allertato il presidente Giorgio Savino. Un’intimidazione che viene resa nota il giorno dopo l’annuncio, da parte dell’ex presidente dell’Ordine nazionale Gianmario Gazzi, di un dibattito pubblico, a Milano, per riaccendere i riflettori sull’allontanamento dei minori, sul ruolo degli assistenti sociali e sul rapporto con i media. E, dunque, anche del “Caso Bibbiano”, ha spiegato Gazzi con un intervento su Huffington, che «non è stato soltanto una questione giudiziaria, ma anche un esempio di come la disinformazione possa plasmare la percezione pubblica e condizionare intere comunità». Notizie distorte, titoli sensazionalistici e audio/ video manipolati, con «titoli sui fantomatici “elettroshock ai bambini”, poi rivelatisi falsi». Un clima che «ha influenzato non solo l’opinione pubblica, ma anche le scelte politiche», segnando «profondamente il nostro Paese».

Gli inquirenti, che hanno sentito gli operatori minacciati, avrebbero già individuato dei sospettati. Le assistenti sociali finite nel mirino, infatti, si trovano spesso a gestire situazioni conflittuali, specie nei casi di affido o separazione. «Come comunità professionale e come Consiglio dell’Ordine – ha dichiarato Manuela Zaltieri, presidente dell’Ordine regionale degli Assistenti sociali della Lombardia – vogliamo esprimere alle colleghe tutta la nostra vicinanza e solidarietà, non in modo formale o rituale ma mettendoci a loro disposizione. Parallelamente riteniamo che sia necessario riflettere sull’aumento delle violenze a cui sono esposti gli assistenti sociali di tutta Italia. Le nostre colleghe, sono state vittime di minacce gravissime che richiamano, nello stile, le intimidazioni mafiose».

Non è la prima volta che gli assistenti sociali finiscono nel mirino: subito dopo il caso Bibbiano, infatti, erano state diverse le aggressioni a danno di operatori in tutta Italia, fino alla minaccia telefonica al Comune di Bibbiano, quando una voce anonima aveva annunciato: «Vi faccio saltare tutti in aria». Negli ultimi anni, afferma ancora Zaltieri, «il rapporto di fiducia tra i Servizi sociali, specialmente dell’area tutela minori, e la cittadinanza si è deteriorato. Una responsabilità è certamente attribuibile ad una mutata e distorta narrazione dei fatti e della professionalità degli operatori che alimenta il discredito verso gli stessi e i servizi».

Narrazione distorta che, appunto, ha a che fare con Bibbiano, data la valanga di fake news diffuse perfino da quotidiani nazionali. «Ma sono il malessere della cittadinanza, le fatiche quotidiane, la frustrazione di un lavoro sempre più povero ad esasperare le persone e a privarle delle adeguate risorse per affrontare la complessità di ogni giorno - ha aggiunto la presidente -. Condizione che può produrre quell’aggressività che viene poi scaricata sulla nostra comunità professionale che viene spesso individuata come la sola responsabile delle difficoltà che si incontrano nella risoluzione dei problemi. Se come Ordine regionale – conclude la presidente – stiamo da anni sensibilizzando i dirigenti e le parti politiche affinché si investa in prevenzione e si compia una adeguata valutazione del rischio del pro\\ prio servizio, chiediamo a tutti i colleghi che ricevono minacce o sono vittime di aggressioni di comunicarlo attraverso l’apposita piattaforma presente nell’area riservata di ogni operatore».

Nel frattempo è intervenuta anche la presidente dell’Ordine nazionale, Barbara Rosina, che ha espresso «vicinanza alle colleghe» mettendosi «a disposizione per qualsiasi loro necessità. Ci uniamo alle preoccupazioni e condividiamo le parole dell’Ordine della Lombardia con cui siamo in contatto da giorni, e lanciamo un appello alla politica e ai media - ha dichiarato -. Ci rivolgiamo alla politica e al ministro Orazio Schillaci, che ha messo nero su bianco norme che intervengono sulla punizione e non alla prevenzione - questa sì fondamentale - di chi minaccia o usa violenza sugli operatori della Salute tra i quali, dimenticati, ci siamo anche noi. E - ha concluso - ai media, ad alcuni giornalisti, pronti a ergersi a inquisitori quando c’è da puntare il dito sulla nostra professione e che non trovano spazio quando, anche a causa di campagne mediatiche poi smentite dai fatti, la rabbia alimentata si rivolge contro di noi».