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Libia, bombardato centro migranti. Le bombe che devastano il centro di detenzione per i migranti di Tajoura allestito a pochi chilometri da Tripoli sono un lampo improvviso nella notte e poi una sequenza di esplosioni che scavano voragini nella terra uccidendo tutto ciò che incontrano, anche un hangar dove erano stipate centinaia di persone: 50 i morti ( tra loro moltee donne e bambini) circa 130 i feriti di cui alcuni gravissimi in un bilancio di sangue destinato ad aggravarsi.
Rabbia Onu
Scene di guerra ma anche di odiosi «crimini di guerra e contro l’umanità» come ha tuonato l’alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite Michelle Bachelet.
Il governo libico guidato da Fayez al- Seraji ha immediatamente accusato della strage le forze fedeli al generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica sostenuto da Russia, Francia ed Egitto, che da oltre due mesi ha sferrato un’offensiva contro la capitale libica provocando una guerra a media intensità che fin qui ha causato oltre duemila morti tra combattenti e civili. «È un criminale, ha lanciato un attacco premeditato», si legge in un comunicato ufficiale del governo.
Dal canto suo però Haftar nega ogni responsabilità nel raid aereo di ieri notte, accusando a sua volte l’esercito e le milizie vicine a Serraji: «Dopo il raid aereo di precisione su depositi di munizioni a Tajoura, le milizie hanno bombardato il vicino centro per migranti, come di consueto, per cercare una scusa con l’obiettivo di ingannare l’opinione pubblica», ha dichiarato il centro media della Sala Operativa delle forze di Haftar.
Chi è il responsabile?
È difficile stabilire chi dica la verità nell’intricato e destabilizzante scacchiere libico, ma di sicuro il massacro di Tajoura non sembra una casualità, un tragico incidente, un effetto collaterale. Difficile non sapere che in quegli hangar sono rinchiusi gli immigrati che dal centrafrica tentano di arrivare in Europa.
In effetti entrambi gli schieramenti hanno il loro interesse a far salire il livello del conflitto: Serraji per ottenere un maggiore impegno della Comunità internazionale al suo fianco, Haftar per ottenere più peso diplomatico attraverso le vittorie militari. In mezzo a questa morsa il dramma dei migranti subsahariani, detenuti all’interno dei lager ed esposti a qualsiasi forma di abusi e violazioni dei propri diritti.
Tanto che le stesse agenzie dell’Onu parlano di «detenzioni arbitrarie», ritenendo la Liba «un porto non sicuro» per gli immigrati.