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"Dopo aver salvato 65 naufraghi navighiamo ora verso Lampedusa". Lo scrive in un post su Fb la ong Sea-Eye, proprietaria della nave Alan Kurdi. "Non ci facciamo intimidire da un ministro dell'interno, piuttosto ci dirigiamo verso il porto sicuro più vicino. La legge del mare dovrebbe essere applicata sempre, anche se un rappresentante del governo si rifiuta di seguirla". La Sea Eye ha fatto sapere che "La guardia costiera libica ci ha inviato un'e-mail di assegnazione di un porto in Libia" per far sbarcare le 65 persone a bordo di Alan Kurdi ma "abbiamo respinto questa indicazione". La ragione: "La guardia costiera finanziata dall'Ue ci chiede di violare il diritto internazionale. Non riporteremo le persone salvate nelle prigioni di tortura libiche". I fatti sono analoghi a quelli che hanno riguardato la Sea Watch: la Germania si è detta disponbibile a ricollocare i migrati, purchè la nave sia fatta attraccare in un porto sicuro. L'Italia, invece, non intende concedere l'attracco e il ministro Salvini ha scritto all'omologo tedesco perchè si faccia carico della situazione. Parallelamente, non si sblocca nemmeno la situazione del veliero Alex. L'accordo con Malta per lo scambio di migranti sembra ormai fallito, la nave è ormeggiata a poche miglia da Lampedusa da giorni e si è davanti all'impasse. L'accordo, infatti, prevedeva che i 54 migranti a bordo venissero presi in carico da Malta e in cambio l'Italia avrebbe accolto 55 migranti già presenti sull'isola, il tutto però vincolato al fatto che l’imbarcazione attracchi a Malta e che qui venga processato l’equipaggio. Condizione che la Ong Mediterranea ha definito inaccettabile, perchè è “Impossibile affrontare 15 ore di navigazione”.