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In Italia mentre prosegue lo stallo per la formazione di un nuovo governo a più di 50 giorni dalle elezioni del 4 marzo, sembra sfuggire che in realtà un esecutivo c’è e continua a lavorare nel solco delle politiche messe in piedi mentre era pienamente in carica.Sul tema dell’immigrazione il ministro dell’Interno Marco Minniti non recede dagli accordi presi con i libici e dall’istituzione del codice di condotta per le ong che operano salvataggi di migranti nel mar mediterraneo. Così dopo la visita a Tripoli, la settimana scorsa, del titolare del Viminale, è stata la volta del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che è andato in televisione, intervistato da Fabio Fazio durante a la trasmissione Che Tempo che fa, a parlare di quello che sta facendo il governo sulla crisi dei migranti. Il leit motiv è stato sempre lo stesso: la diminuzione degli sbarchi. Effetto delle decisioni prese nell’estate scorsa e dell’intesa con la cosiddetta guardia costiera libica addestrata e rifornita dagli italiani. Più tempo passa e più ci si accorge in realtà che la marina militare italiana opera un vero e proprio coordinamento dei militari libici, le implicazioni (eventuale complicità in respingimenti collettivi) sono evidenti e stanno in vicende processuali come quelle a danno della ong Proactiva Arms. Ma c’è un’altra evidenza che per i suoi risvolti politici probabilmente viene elusa, i migranti che non partono dove finiscono?. Le inchieste giornalistiche ma anche quelle di organismi internazionali hanno mostrato più volte una realtà terribile. Uomini, donne e bambini provenienti per lo più dall’Africa subshariana sono stipati, in condizioni terribili, in centri di detenzione libici. L’ultimo allarme è quello lanciato da Msf (Medicins sans frontières) che ha messo in luce ciò che sta succedendo nella zona di Zuwara. In un comunicato del 4 maggio l’organizzazione umanitaria francese parla di “alcuni uomini, donne e bambini che sono detenuti in condizioni disumane da più di cinque mesi, senza accesso adeguato a cibo e acqua". Sarebbero infatti circa 800 i migranti rinchiusi nel centro della città portuale libica “detenuti in condizioni disumane da più di cinque mesi, senza accesso adeguato a cibo e acqua". La responsabile per le emergenze di Msf, La Karline Kleijer , ha lanciato un appello invitando con forza «tutte le agenzie internazionali presenti in Libia, i rappresentanti dei Paesi di origine e le autorità libiche a fare tutto il possibile per trovare una soluzione per queste persone entro i prossimi giorni». La situazione è talmente critica che nei giorni scorsi sono stati effettuati alcuni trasferimenti in altri luoghi di detenzione anche se viene messo in evidenza come permanga una pericolosa condizione di sovraffollamento.Al momento, da quanto risulta, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha spostato per via aerea 88 persone tutte necessitanti di protezione internazionale.Sarebbero arrivate a Tripoli dove saranno identificate ed eventualmente evacuate dalla Libia. Dove non è dato saperlo vista la politica di chiusura europea. Una volta tanto si muovono anche i libici trasferendo in un numero non specificato, altri migranti . Parallelamente continua il processo di “ritorno volontario” effettuato dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim). Ma rimane il fatto che le persone sono detenute arbitrariamente senza nessun appoggio legale e in balia di carcerieri corrotti e nella mancanza di un’autorità amministrativa stabile. La situazione è al collasso è lo testimonia ancora il comunicato della ong francese. Per Msf, infatti “ogni giorno che passa la situazione peggiora sempre di più con un numero crescente di rifugiati e migranti detenuti arbitrariamente. Dal 18 aprile scorso - giorno in cui è iniziato l'intervento dell'équipe di emergenza di Msf - altre 500 persone sono state portate in una struttura già sovraffollata”. "Al momento – continua l’ong -, nel centro di detenzione di Zuwara c'è il quadruplo delle persone che potrebbe contenere il suo spazio, talmente ristretto che è quasi impossibile per le persone sdraiarsi a terra”. Nel centro di Zuwara arrivano in realtà persone già privatissime dal viaggio, denutrite e prostrate dalle sevizie dei trafficanti di uomini. Nella prigione infatti “un gran numero di rifugiati, migranti e richiedenti asilo hanno già sopportato allarmanti livelli di violenza e sfruttamento in Libia e durante gli strazianti viaggi dai loro Paesi d'origine”.