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Giulio Regeni
«Credevamo che fosse una spia inglese, lo abbiamo preso, io sono andato e dopo averlo caricato in macchina abbiamo dovuto picchiarlo. Io l’ho colpito al volto». Sarebbero le parole che una agente della polizia egiziana avrebbe confidato a un collega nel corso di un meeting internazionale di polizia. La frase sarebbe stata ascoltata da un terzo agente che l'ha riferita alla procura di Roma e pubblicata oggi dal Corriere della Sera. Insomma, intorno al caso del giovane cooperante italiano trovato morto al Cairo nel gennaio del 2016 si inizia a intravedere un po' di luce. Secondo il Corriere della Sera, infatti, il testimone della conversazione ha deciso di raccontare tutto agli avvocati della famiglia Regeni i quali hanno immediatamente riferito tutto ai magistrati romani. Sempre secondo il Corriere, "il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e il sostituto Sergio Colaiocco considerano la testimonianza attendibile, logica e congruente con altri elementi acquisiti nell’indagine, per questo nei giorni scorsi hanno inoltrato al Cairo una nuova rogatoria in cui chiedono informazioni che potrebbero fornire ulteriori riscontri".